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Brasile, un calcio allo sfruttamento
3 dicembre 2013
Dici Brasile e pensi a un sacco di cose belle: spiagge chilometriche, panorami mozzafiato, un’allegria contagiosa che oggi si mescola a uno sviluppo vertiginoso. Ma se dici Brasile non puoi non pensare anche a qualcosa di brutto, alla piaga dello sfruttamento sessuale (specialmente dei minori) che, qui come in ogni angolo del pianeta, fa rima con povertà (e la povertà resiste, eccome, anche in un colosso ormai tra i dieci più ricchi del mondo). Nel Paese sono almeno 500mila i minori vittime di prostituzione, sfruttamento e violenze sessuali: questo dicono i dati più recenti a disposizione.

E allora c’è chi progetta di combattere questa piaga puntando su un’altra «eccellenza» brasiliana, quel futebol che metterà il Brasile al centro del mondo in occasione dei Mondiali che partiranno il 12 giugno. Un grande evento in sé rischioso, se è vero che durante la competizione in Sudafrica, nel 2010, si stima che la prostituzione sia aumentata del 20%. Ma che può diventare anche occasione per sensibilizzare e prevenire.

IN SPIAGGE E FAVELAS
La campagna, denominata «Don’t Look Away!» («Non voltarti dall’altra parte!»), è promossa in vari Paesi da una rete capeggiata da Ecpat (Ong la cui sigla sta per End Child Prostitution Pornography and Trafficking). In Italia è stata presentata a fine settembre e ha trovato in particolare l’appoggio dei tre sindacati maggiori, Cigl, Cisl e Uil. Ma è chiaro che la partita - la metafora è d’obbligo - si giocherà soprattutto in Brasile. Qui il partner principale è il Sesi (Servizi sociali per l’industria). Per farci spiegare che cos’è il Sesi e soprattutto quali iniziative verranno prese contro lo sfruttamento sessuale abbiamo incontrato il suo presidente, Jair Meneguelli.

Compagno di lotte sindacali di Lula durante la dittatura militare, dal 1983 al 1994 Meneguelli è stato presidente della Central única dos trabalhadores, il primo sindacato nato con il ritorno della democrazia. Dopo due mandati come deputato, è diventato presidente del Consiglio nazionale del Sesi. Questa è un’istituzione finanziata da un’imposta che tutte le industrie brasiliane devono pagare e che, in partnership con altre realtà (Ong, Chiese, enti locali), sostiene attività di aiuto ai lavoratori in aree come istruzione, formazione, salute, sport e tempo libero.
Tra i vari progetti promossi dal Sesi c’è ViraVida, organizzazione fondata da Meneguelli nel 2007 per lottare contro lo sfruttamento sessuale di bambini e ragazzi. ViraVida ha una data di nascita precisa: «Un giorno ero in un bar su una spiaggia di Fortaleza, con mia moglie. Ricordo che erano le 11 di mattina. Intorno a me c’erano molti turisti italiani. Una signora vestita di bianco passava ai tavoli dei turisti. Sul retro vidi un gruppo di una quindicina di ragazze di varie età. La signora, dopo avere parlato con i turisti, andava nel retro e tornava con una ragazza, consegnandola al tavolo. Era un mercato di esseri umani in pieno giorno. Io ho tre figlie. Da quel giorno ho pensato che non avrei più potuto stare zitto».

Proprio sulle spiagge, per le strade, nelle favelas gli operatori di ViraVida vanno a cercare ragazzi e ragazze tra i 15 e i 23 anni a cui fare una «proposta» diversa da quella che si sentono rivolgere più volte al giorno: la possibilità di studiare, apprendere un lavoro, avere un’assistenza sanitaria e psicologica. «La formazione professionale - spiega Meneguelli, che ha anche scritto un libro appena uscito in Italia (Cambia vita, Terre di Mezzo) - viene tarata sulle esigenze di ogni Stato del Brasile, così da rendere più facile l’inserimento lavorativo. L’assistenza psicosociale è fondamentale e cerchiamo di coinvolgere anche le famiglie: nell’80% dei casi la violenza e lo sfruttamento sessuali sono nati in famiglia. Ai ragazzi (200-300 in ognuno dei 20 Stati brasiliani in cui siamo presenti) paghiamo tutto noi, e in più diamo una borsa di studio di 250 dollari al mese. Sono giovani con talento, hanno solo bisogno di un’opportunità. Arrivano senza speranza, senza prospettive, sfiduciati su tutto. Ma quando si trovano di fronte questa possibilità, di solito non la sprecano. Il tasso di abbandono dei corsi dei nostri ragazzi è dell’11%, con i ragazzi “normali” del 20%».

SENSIBILIZZARE I TURISTI
Chiediamo a Meneguelli quanto è difficile combattere contro un sistema criminale che ha mille diramazioni e complicità: «Soprattutto nelle favelas lo sfruttamento sessuale è legato al narcotraffico, al commercio di armi. Una parte della polizia è complice, così come molti albergatori e persino produttori di abbigliamento: come spiegarsi altrimenti le ragazzine che indossano un bikini con la bandiera italiana nella zona con più turisti italiani, uno con quella tedesca per la zona dei tedeschi, e così via. E sappiamo soprattutto che molte delle vittime non hanno scelta, sono inserite in un sistema in cui sono solo una merce. Ogni turista del mondo sa che in Brasile c’è sesso a buon mercato: per fare sesso con una bambina del Nord-Est (la zona più povera del Paese, ndr), si pagano 2,5 dollari se si usa il preservativo, 5 dollari senza preservativo, se vuoi anche picchiarla paghi 7 dollari».

Come fare allora, in un Paese con questa fama, a trasformare il megaevento calcistico da rischio a opportunità? «Bisogna cominciare nelle nazioni di provenienza dei turisti. Per questo ci siamo inseriti nella rete di Ecpat. Bisogna che il turista trovi informazioni sul problema e sulla campagna già nell’agenzia in cui comprerà il biglietto, in aeroporto. Poi, una volta arrivato in Brasile, troverà le nostre iniziative. Ad esempio sui taxi: spesso, sulla ricevuta che viene rilasciata al turista, ci sono pubblicità di night club o altri messaggi ambigui. Noi abbiamo fatto in modo che, al posto di questi messaggi, siano riportati passi dello Statuto dell’infanzia e adolescenza, i quali ricordano che lo sfruttamento sessuale è un crimine, e venga indicato il nostro sito. Lo stesso avviene con alcune catene alberghiere: al momento della registrazione in hotel, il turista riceve il materiale informativo».

La campagna entrerà nel vivo con l’avvicinarsi dell’evento. Un momento clou, in questo senso, sarà il sorteggio dei gironi dei Mondiali, il 6 dicembre a Salvador de Bahia. Nello stesso albergo Ecpat e ViraVida lanceranno a livello mondiale la campagna «Don’t Look Away!».

«È il progetto di una rete - conclude Meneguelli -, non di una persona o di un’associazione. E noi vogliamo che le nostre azioni si trasformino in politica pubblica. Avere cura della propria infanzia e gioventù deve essere una politica dello Stato».   
Stefano Femminis


 
© FCSF – Popoli