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Cooperazione internazionale, più spazio agli enti profit
21/7/2014
La Camera dei deputati ha approvato (con il voto contrario di due deputati di Fratelli d’Italia e l’astensione del M5S) la nuova legge sulla cooperazione internazionale giovedì 17 luglio. Ora il testo tornerà al Senato per un terzo passaggio che però non si prevede apporterà cambiamenti. Entro l’estate quindi il mondo della cooperazione potrebbe avere un nuovo testo più adatto alle nuove esigenze del settore con nuovi strumenti operativi e più spazio anche per le organizzazioni profit. Popoli ne ha parlato con Lia Quartapelle, deputato Pd, relatrice della legge sulla Cooperazione alla Camera.

Quali erano le carenze della vecchia legge?
Il vecchio testo non era cattivo, era solo datato. La legge era stata approvata nel 1987 e allora l’assetto globale della cooperazione internazionale era diverso da quello odierno. Negli anni Ottanta era l’idea stessa della cooperazione ad essere diversa perché era considerata subordinata alla politica estera nazionale. Dire che era «asservita» alla politica estera non è un’esagerazione. Inoltre l’Italia aveva a disposizione molte più risorse.

Quale idea di cooperazione ispira la nuova legge?
Oggi la cooperazione dev’essere considerata come parte integrante della politica estera. Il metodo della cooperazione deve cioè ispirare tutta l’azione diplomatica dell’Italia e diventare un elemento qualificante che espande le capacità di fare politica estera ispirandosi ai valori della solidarietà, dei diritti umani, dello sviluppo sostenibile, ecc. Fondamentalmente questa legge dice che l’Italia può far politica estera solo in questo modo perché, cedendo una parte della sovranità alle organizzazioni multilaterali, a partire dall’Unione europea, il canale bilaterale delle relazioni internazionali passa necessariamente attraverso la cooperazione. È ovvio che la cooperazione deve diventare qualcosa di più e di diverso rispetto a quello che è adesso.

Quali sono gli elementi che caratterizzano la nuova legge?
Il nuovo testo mette a disposizione della cooperazione nuovi strumenti operativi. Innanzi tutto verrà affidata una delega alla cooperazione a un viceministro degli Esteri che si occuperà in esclusiva della materia. In questo compito sarà affiancato da un’agenzia che sarà il braccio operativo del viceministro e sarà composta da professionisti. Infine viene creata un’istituzione finanziaria per lo sviluppo che ha la possibilità di appoggiarsi alla Cassa depositi e prestiti per finanziare iniziative di cooperazione allo sviluppo.

A quali soggetti si rivolge la nuova legge?
Il testo si rivolge sia ai soggetti no profit sia a quelli profit. Potranno quindi lavorare con il ministero degli Esteri le ong, le onlus, le cooperative, le associazioni, le associazioni di promozione sociale, le associazioni dei migranti, ecc. A fianco di questi attori, faranno la loro comparsa anche le organizzazioni profit alle quali viene riconosciuto un ruolo importante. Va detto che le imprese potranno operare solo ad alcune condizioni e rispettando alcuni standard. A partire dalla legge n.185 sul commercio delle armi.

Sono previsti stanziamenti?
Questa è una legge ordinaria e non prevede stanziamenti. Però all’art. 12 è previsto che i finanziamenti siano decisi su base triennale, in base alle intese internazionali siglate dall’esecutivo. Nelle disposizioni transitorie è previsto che venga stilato un piano per riallineare l’Italia agli impegni internazionali. Quindi, per esempio, un impegno più intenso sui Millenium goals.

Nel corso dell’iter legisltivo vi siete confrontati con il Terzo settore?
Esiste un intergruppo parlamentare per la cooperazione nel quale si discutono tutte le questioni relative a questo tema. A questo gruppo partecipano anche le Ong. In questa sede c’è stato quindi un intenso scambio di idee. Poi c’è stato un lavoro di mesi sulla proposta di legge, un testo che è stato elaborato da Alfredo Mantica e Giorgio Tonini. Resta un fronte di Ong molto di sinistra che sostiene che, con questa legge, la cooperazione è stata troppo privatizzata. Ma si tratta di un piccolo gruppo, la maggioranza delle organizzazioni è soddisfatta di questo testo.
Enrico Casale

© FCSF – Popoli