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"Dialogare con Isaias, per gli eritrei e per noi": la risposta di Pistelli
30 luglio 2014
Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto e pubblicato una lettera aperta che un nostro lettore ha inviato al viceministro degli Esteri italiano, Lapo Pistelli, relativamente alla situazione eritrea (per la sicurezza delle persone citate nella lettera, manteniamo riservato il nome del mittente). Il viceministro ha risposto sia al lettore sia a noi: pubblichiamo dunque il suo testo, che contiene riflessioni importanti sulla politica estera del Governo Renzi, tema dell'editoriale più recente di Popoli.  


Caro signore, ho letto con interesse la mail che mi ha trasmesso. La ringrazio per avermi esposto la storia della signora “Abeba”. Si tratta di una vicenda istruttiva che certamente arricchisce il mio bagaglio di conoscenze su quell’entità statuale così complessa, e rappresenta senz’altro un utile contributo per una visione a 360 gradi della “questione eritrea”.

Le posso dire che da quando ho compiuto la missione in quel Paese ho ricevuto numerose comunicazioni da utenti a vario titolo interessati a quello Stato. Alcune in termini di entusiastico appoggio all’iniziativa; altre per esprimere preoccupazioni sull’opportunità politica del viaggio.

La verità è che quando ci si raffronta con situazioni così articolate, con una realtà fonte di conflittualità potenziali o manifeste, l’alternativa con cui ci si arriva a confrontare dopo ogni introspezione su cosa sia necessario fare per arginare le drammatiche derive in atto è la seguente: optare per politiche ancora più isolazioniste e repressive verso quel Governo, fino iniziative di carattere militare; oppure tentare un ingaggio.

La realtà è che, piaccia o meno, il Presidente Isaias continua a rappresentare l’elemento centrale nel panorama politico eritreo e costituisce una figura di primo piano in quello regionale.

Sulla base di questo elemento oggettivo, e senza entrare nel dibattito sul futuro del regime, se è interesse dell’Italia e della Comunità internazionale scongiurare sviluppi ancora più drammatici della situazione interna e contribuire alla stabilizzazione di una regione dalla quale originano, per noi in primo luogo, molti effetti negativi in termini di sicurezza e di flussi migratori illegali, il dialogo con Asmara va coltivato e ampliato, anche in funzione di uno sviluppo del Paese per un innalzamento del livello di vita dei suoi cittadini. Questo vale per l’Eritrea come per altre realtà dell’area, purtroppo già molto destabilizzate.

In questo senso, i risultati della missione italiana sono stati positivi e hanno confermato che esistono le premesse per un’azione produttiva di conseguenze positive, in Eritrea e nella regione.

Ovviamente non sottovaluto la complessità della situazione, ma la consapevolezza che lo status quo non sia l’opzione ottimale mi porta a ritenere che l’impegno in favore di un tentativo di ingaggio sia opportuno e potenzialmente foriero di conseguenze utili anche a risolvere molti dei problemi che ancora condizionano il nostro rapporto bilaterale con Asmara.

D’altronde, la politica serve anche a ingaggiare le condizioni più difficili per cambiarle. Anche per aiutare, si spera, signore come “Abeba”. 

Un cordiale saluto

Lapo Pistelli
Viceministro degli Esteri italiano
© FCSF – Popoli