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Fedeltà creativa
03/01/2014

Nel 2014 commemoriamo i 200 anni della "ricostituzione" della Compagnia di Gesù (dopo la soppressione del 1773) ed entriamo nel centesimo anniversario di pubblicazione di Popoli. Ne parla Davide Magni nell'editoriale del numero di gennaio, in questi giorni in distribuzione agli abbonati, in libreria e scaricabile su tablet (nella foto un particolare della volta della Chiesa del Gesù, a Roma, raffigurante il fondatore sant'Ignazio di Loyola).


Il 2014 è un anno importante per Popoli. Commemoriamo i 200 anni della ricostituzione della Compagnia di Gesù - che era stata soppressa nel 1773 - ed entriamo nel centesimo anniversario di pubblicazione della nostra stessa rivista.

Il Padre generale dei gesuiti, Adolfo Nicolás, invita a «promuovere una più profonda conoscenza e comprensione delle complesse realtà della Soppressione e Ricostituzione della Compagnia: gli eventi, le cause, gli importanti protagonisti e le conseguenze. Come tutti sappiamo, la memoria e l’identità sono profondamente legate tra loro. Quanto più ricordiamo la nostra storia e la conosciamo più a fondo, tanto meglio comprendiamo noi stessi e la nostra identità come corpo apostolico nella Chiesa». Ma, lo stesso Nicolás sottolinea che la modalità con la quale vivere questi anniversari è espressa dalla frase: «Con rinnovato impulso e fervore». Infatti: «Non vogliamo che la nostra attenzione sia focalizzata unicamente sul passato. Desideriamo capire e apprezzare meglio il nostro passato in modo da poter procedere nel futuro».

In questa prospettiva, proporremo sui dieci fascicoli che compongono l’annata una storia dei gesuiti da sant’Ignazio di Loyola a papa Francesco, focalizzando l’attenzione sulla dimensione missionaria e concludendo ogni «puntata» con il ritratto di un gesuita contemporaneo. Come autori dei contributi si avvicenderanno autorevoli storici e studiosi della Compagnia di Gesù, da tutto il mondo.

Proprio papa Francesco, nella sua recentissima esortazione apostolica Evangelii Gaudium, offre più di un aiuto per saper essere fedeli alla missione di annunciare la Buona Notizia in maniera costantemente attenta e adeguata alla realtà attuale.

Volendo, per necessità di sintesi, individuare una sola parola che riassuma questa creatività dello stile missionario, scegliamo il termine «entusiasmo». L’etimologia ci dice che vuol dire «essere portatori della gioiosa esperienza di Dio della quale si è colmi». È un sentimento intenso di gioia e di partecipazione.

Francesco invita a «non smarrire la meraviglia, il fascino e l’entusiasmo di vivere il Vangelo della fraternità e della giustizia» (n. 179). Infatti, «tutta la vita di Gesù, il suo modo di trattare i poveri, i suoi gesti, la sua coerenza, la sua generosità quotidiana e semplice, e infine la sua dedizione totale, tutto è prezioso e parla alla nostra vita personale. Ogni volta che si torna a scoprirlo, ci si convince che proprio questo è ciò di cui gli altri hanno bisogno, anche se non lo riconoscono. A volte perdiamo l’entusiasmo per la missione dimenticando che il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone, perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone: l’amicizia con Gesù e l’amore fraterno. L’entusiasmo nell’evangelizzazione si fonda su questa convinzione. Abbiamo a disposizione un tesoro di vita e di amore che non può ingannare, il messaggio che non può manipolare né illudere» (n. 265).

Davide Magni SJ
di Popoli

© FCSF – Popoli