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Grandi Laghi, i gesuiti contro il traffico di armi
24 aprile 2013
Sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sulla crisi nell’Est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e monitorare i flussi di armi che alimentano la guerra nella regione. Sono queste le azioni che verranno condotte nell’ambito della Jesuit Great Lakes Advocacy Initiative, iniziativa promossa da alcune organizzazioni legate alla Compagnia di Gesù che operano in questa regione sconvolta da continui scontri tra milizie. L’iniziativa, che è in fase di realizzazione, è nata in occasione di un incontro che si è tenuto il 24 marzo a Nairobi e alla quale hanno hanno partecipato rappresentanti di Global Ignatian Advocacy Network (Gian), Jesuit African Social Centers Network (Jascnet), Jesuit Refugee Service Great Lakes, Jesuit Refugee Service Eastern Africa, African Jesuit Aids Network (Ajan) e Hekima Institute of Peace and International Relations (Hipsir).

«Da quasi 20 anni - spiegano i responsabili del progetto - conflitti e guerre colpiscono milioni di donne, bambini e uomini nella regione dei Grandi Laghi. Nell’Est della Rdc, due milioni di persone continuano a soffrire a causa di imponenti sfollamenti di popolazioni e di violazioni quotidiane dei diritti umani, quali violenze sessuali e reclutamento di bambini soldato. La proliferazione e il traffico di armi illegali alimentano l’escalation della violenza e l’instabilità nella regione».

Pur riconoscendo gli sforzi messi in opera dalla comunità internazionale per fermare il conflitto, le organizzazioni dei gesuiti ritengono che «non sono stati intrapresi passi significativi per sradicare la cause che sono ad origine del conflitto». Per questo è nata la Jesuit Great Lakes Advocacy Initiative che avrà come compito di accrescere la consapevolezza di tutte le parti in causa nella Regione sul legame tra il conflitto e la proliferazione delle armi, e di tracciare l’origine dei flussi di armi verso l’area, conducendo ricerche approfondite sul campo. «Il progetto sarà gestito dalle istituzioni gesuite che lo hanno creato - osservano gli organizzatori -. L’idea è di coinvolgere anche le comunità dei gesuiti a livello locale, soprattutto in Congo, utilizzando ciò che queste già fanno sul terreno come base per le ricerche e veicolo di informazioni. L’obiettivo poi è utilizzare queste ricerche come strumento di pressione sia a livello regionale che internazionale».
Enrico Casale
© FCSF – Popoli