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Il Nobel per la pace si tinge di rosa
7 ottobre 2011
Il Premio Nobel per la Pace 2011 è stato assegnato a tre donne: le liberiane Ellen Johnson Sirleaf e Lyeman Gbowee e la yemenita Tawakkul Karman. Secondo il Comitato norvegese del Nobel, il premio è un riconoscimento per «la loro lotta non violenta in favore dell’affermazione della sicurezza delle donne e dei loro diritti a partecipare ai processi di pace nei propri Paesi». È la prima volta che il premio viene assegnato a tre persone e, in particolare, a tre donne. Ed è la prima volta che a riceverlo è una donna araba alla quale è stato riconosciuto «il ruolo preponderante nella lotta in favore dei diritti delle donne, della democrazia e della pace  in Yemen».

Ellen Johnson Sirleaf è forse la più conosciuta delle tre. Liberiana, economista 72enne, è stata la prima donna presidente di uno Stato africano. È considerata un «simbolo della nuova Africa», per aver avuto la forza nel 2006 di prendere le redini di un Paese distrutto da 14 anni di guerra civile. Come presidente, la sua attività si è concentrata subito sulla ricostruzione economica del paese devastato da anni di guerra civile e sui diritti delle donne, che erano stati al centro della sua agenda politica fin da quando, giovanissima, si era separata dal marito che aveva sposato a soli 17 anni. Nel 2006 ha anche varato la Commissione verità e riconciliazione. Un organismo che, sul modello di quello sudafricano, ha cercato di riportare la pace e l'unita della nazione attraverso un metodo di confronto e confessione dei protagonisti della guerra civile. L’entusiasmo per l’assegnazione del premio Nobel alla Johnson Sirleaf non contagerà però tutti i liberiani. Molti infatti ricordano come l’attuale presidente nel 1990 sostenne il sanguinario Charles Taylor contro il rivale Samuel Doe. Salvo poi presentarsi alle elezioni presidenziali proprio contro Taylor. «Il premio Nobel per la pace consegnato alla presidente liberiana Ellen Johnson Sirleaf è inaccettabile e immeritato - ha commentato Winston Tubman, principale avversario della Johnson Sirleaf nelle elezioni presidenziali in programma in Liberia martedì 11 ottobre -. La signora Sirleaf non merita affatto un premio Nobel per la pace. Ha commesso violenze in questo Paese. Sono certo però che il Nobel non influenzerà il voto liberiano. La gente voterà per togliere il potere alla Sirleaf». Molti criticano anche il ruolo svolto dall’economista liberiana alla Banca mondiale, dove avrebbe favorito finanziamenti non proprio in linea con gli ideali pacifisti.

La connazionale Lyeman Gbowee è invece meno conosciuta fuori dai confini nazionali. Aattivista liberiana responsabile dell’organizzazione Women of Liberia Mass Action for Peace, con il suo lavoro è riuscita a unire le donne liberiane, cristiane e musulmane, in un movimento di protesta non violento che ha contribuito a porre fine nel 2003 alla seconda guerra civile in Liberia e , nel 2005 all’elezione di Ellen Johnson Sirleaf come presidente del Paese. La Gbowee è diventata famosa in Africa anche per aver organizzato lo «sciopero del sesso», un’iniziativa che promuoveva l’astinenza delle donne da rapporti sessuali con i mariti e i compagni se questi continuavano a combattere. l’iniziativa ebbe così successo che il regime di Charles Taylor fu costretto ad ammetterla al tavolo delle trattative per la pace. Alla notizia del Nobel, Leymah Gbowee, ha commentato: «È' un Nobel per le donne africane, è così che lo definirei. È per le donne in generale ma in particolare per le donne in Africa».

Tawakkol Karman è invece la più giovane delle tre premiate. 32 anni, esattamente come quelli di potere del presidente yemenita Ali Abdallah Saleh, tre figli, Tawakkol Karman è un’attivista per i diritti umani, giornalista, fondatrice dell’associazione «Giornaliste senza catene» e militante nel partito islamico e conservatore Al Islah. Nel gennaio di quest’anno, quando in Yemen sono scoppiate le rivolte contro il presidente Saleh, è stata una dei leader della rivolta. Arrestata dalle autorità yemenite, queste sono state costrette a rilasciarla sotto la pressione delle manifestazioni in suo sostegno, che hanno portato in strada migliaia di persone.
Enrico Casale

© FCSF – Popoli