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Il caso Graziani finisce in Parlamento
10 aprile 2013
«Quel monumento dev’essere riconvertito. Dev’essere utilizzato per opere culturali, magari può essere dedicato alle vittime del colonialismo italiano in Etiopia». A parlare è Cécile Kyenge, deputato di origine congolese del Partito democratico. Il monumento al quale fa riferimento è il mausoleo che il Comune di Affile (Roma) ha dedicato al maresciallo Rodolfo Graziani. Insieme a due altri parlamentari, Manuela Ghizzoni e Paolo Beni, Kyenge ha presentato un’interrogazione per chiedere ragione di quell’opera intitolata a un criminale di guerra che si è macchiato di crimini orrendi.

Graziani, ufficiale dell’Esercito, svolse la sua carriera quasi interamente in Africa. Negli anni Trenta, come governatore della Cirenaica, per sedare la rivolta anti-italiana, creò un sistema di campi di concentramento nel quale morì più della metà della popolazione della regione. Furono le sue truppe a catturare Omar al-Muktar, il capo dei ribelli, e fu lui a ordinarne l’impiccagione. Pochi anni dopo, durante la guerra per la conquista dell’Etiopia fece largo uso delle armi chimiche. Terminata la campagna militare, Graziani venne  nominato vicerè e come tale fu protagonista di una feroce repressione della resistenza etiopica. Repressione che culminò nella strage di Debre Libanos durante la quale furono uccisi 297 monaci e 129 diaconi sospettati di aver sostenuto i partigiani etiopici che avevano organizzato un attentato allo stesso Graziani.
Durante la seconda guerra mondiale aderì alla Repubblica sociale italiana della quale divenne ministro della Difesa guidando la repressione delle forze partigiane. Al termine del conflitto fu condannato a 19 anni di carcere, ma non per i crimini commessi in Africa, ma per la sua adesione alla Rsi. Ne scontò solo due e, una volta uscito dal carcere, si iscrisse al Movimento sociale italiano. Morì nel suo letto nel 1955.

Il monumento dedicato a Graziani è stato inaugurato l’11 agosto 2012 ed è costato circa 130mila euro stanziati dalla Regione Lazio (allora governata da Renata Polverini). L’erezione del sacrario ha suscitato scalpore a livello internazionale. I primi a occuparsi dell’opera sono stati i media britannici (Daily Telegraph e Bbc) che si sono interrogati sul significato di un monumento dedicato a un criminale di guerra. In Italia la stampa nazionale inizialmente si è concentrata sull’utilizzo dei fondi pubblici per la realizzazione. Solo dopo un mese di mobilitazioni, anche la stampa italiana ha cominciato a occuparsi del risvolto storico-politico della questione.

«Nella passata legislatura - spiega Cécile Kyenge – sono state presentate due interpellanze. Ad esse il governo ha risposto che si trattava di una questione locale non di sua competenza e che, come esecutivo nazionale, non poteva intervenire per bloccare la costruzione. La settimana scorsa, io e due miei colleghi abbiamo deciso di presentare un’interrogazione nella quale chiediamo che il monumento sia riutilizzato e dedicato alle vittime etiopiche di Graziani e che il nostro Paese prenda posizione contro la dedica di un mausoleo a un criminale di guerra fascista».

In attesa di una risposta dal governo, Igiaba Sciego, scrittrice somala da anni residente in Italia (il padre fu l’interprete di Graziani), ha lanciato sul sito www.change.org una petizione online (che al 10 aprile ha raccolto 3.106 firme) per chiedere all’attuale presidente «un impegno concreto contro questo monumento della vergogna. Non solo parole, ma fatti (demolizione e/o riconversione del monumento) che possano far risplendere un sole di democrazia in questa Italia che si sta avviando a celebrare il 68° anniversario del 25 Aprile».
«Per sostenere la nostra iniziativa parlamentare - conclude Cécile Kyenge – sto raccogliendo le firme anche di senatori e deputati. È necessario che governo e parlamento prendano le distanze da un’iniziativa che inneggia a un criminale fascista».
Enrico Casale

Aggiornamento del 22 aprile 2013

Nicola Zingaretti, governatore della Regione Lazio, ha deciso di revocare i finanziamenti regionali per il mausoleo dedicato al generale Graziani. Secondo Zingaretti, l'opera rappresenta «un'offesa alla libertà, alla democrazia e alla memoria di tutti gli italiani». «Ho chiesto  agli uffici regionali
- continua il governatore in una nota - di sospendere il finanziamento concesso al Comune di Affile, originariamente destinato al "completamento del Parco Rodimonte" e alla "realizzazione di un monumento al soldato", cioè al milite ignoto. Il Comune impropriamente ha poi deciso di dedicarlo a Rodolfo Graziani». «A parte le palesi violazioni rispetto all'utilizzo del finanziamento pubblico - scrive Zingaretti - la nostra amministrazione non avallerà mai qualsiasi tentativo di distorsione o falsificazione della memoria storica, tanto più nel caso di una figura come quella del generale Graziani, su cui la storia ha già emesso da tempo il suo giudizio: per i crimini di guerra compiuti nel corso dell'aggressione coloniale nei confronti dell'Etiopia, con l'uso di gas, bombardamenti indiscriminati e rappresaglie contro la popolazione civile, con la costruzione di campi di concentramento, con la reclusione coatta delle popolazioni nomadi; per il suo sostegno indiscusso al regime fascista e al proseguimento della guerra affianco alla Germania nazista fino all'ultimo giorno nella Repubblica di Salò; per il suo apporto convinto alla guerra civile contro la Resistenza, da cui mai prese le distanze e che gli valse una condanna a 19 anni di reclusione con l'accusa di collaborazionismo, mentre rimasero pendenti i suoi trascorsi in Africa e le accuse di crimini contro l'umanità a lui rivolte da più parti».
La decisione di Zingaretti è il frutto di una forte mobilitazione sociale, scaturita in una interrogazione parlamentare presentata da Manuela Ghizzoni, Paolo Beni e Cècile Kyenge e in una petizione popolare, che in pochi giorni ha raccolto più di 15mila firme, che chiedeva la demolizione o la riconversione del monumento.

© FCSF – Popoli
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