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Il contributo del Jesuit Refugee Service al documento
21 novembre 2013

Michael Gallagher, gesuita statunitense, è il rappresentante del Jesuit Refugee Service a Ginevra e ha partecipato all’elaborazione del documento interreligioso sull’accoglienza dei rifugiati firmato a Vienna il 21 novembre.

Come è nata l’idea del documento e chi sono stati i principali promotori?
Nel dicembre 2012, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, António Guterres, ha organizzato un dialogo sul tema «fede e protezione» con leader religiosi e organizzazioni non governative aventi un’ispirazione confessionale. A conclusione di quell’incontro l’Alto Commissario chiese formalmente ai partecipanti di creare una task force per elaborare un codice di condotta sul tema. Come rappresentante del Jrs a Ginevra, sono stato scelto per fare parte del gruppo.
All’inizio dei lavori l’Hebrew Immigrant Aid Society (Hias) generosamente si è offerto di svolgere il ruolo di segreteria organizzativa e di preparare una prima bozza. Successivamente, Lutheran World Federation, World Council of Churches, World Evangelical Alliance, Islamic Relief, World Vision International, Religions for Peace e Jrs si sono attivati per la stesura effettiva del documento, che si è realizzata cercando sempre il consenso di tutti.

Esistono precedenti di documenti interreligiosi su questi temi?
Che io sappia è il primo caso. Esiste un documento simile che è stato elaborato in Inghilterra da cristiani e musulmani, ma non mi pare che ci sia stata una vera e propria firma comune.

Qual è stato il contributo specifico del Jrs?
Il documento è il frutto di scambi di mail e videoconferenze. Il Jrs ha preso parte a ogni riunione e ha offerto suggerimenti e contributi sia nell’elaborazione delle Affermazioni sia per la parte relativa ai principi fondanti, ovvero sulle fonti che, nelle varie religioni, sostengono le Affermazioni. Posso dire che siamo stati molto attivi e presenti in tutto il processo.

Dal suo osservatorio, vede il rischio di una crescente intolleranza verso gli stranieri, magari ammantata di motivazioni religiose?
Premetto che non sono europeo e vedo le cose europee da Bruxelles, dunque non mi sento in grado di dare giudizi complessivi. Tuttavia l’impressione è che, da almeno quattro anni a questa parte, si stiano diffondendo in Europa movimenti politici che cercano il consenso attaccando persone di religione diversa dalla propria. Penso, in questo senso, al recente provvedimento contro i minareti in Svizzera, ma ci sono anche altri esempi.

Questo tipo di documenti spesso vengono bollati come elenchi di buoni principi, privi però di un impatto reale. Cosa risponde? Pensa che questo testo potrà trovare concrete applicazioni?
Sono convinto che potrà esserci un impatto concreto. Come sacerdote, sottoscrivendo questo documento mi impegno, ad esempio, a non predicare odio contro altre religioni nelle mie omelie. Credo sia un passo fondamentale da compiere. Se venisse fatto da tutti i ministri di culto, monaci, imam, rabbini, pastori, ci sarebbe qualche speranza per la pace. O perlomeno verrebbe fatta chiarezza sul fatto che denigrare gli altri basandosi sulla religione non è accettabile.

Stefano Femminis

© FCSF – Popoli