Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Primo piano
Cerca in Primo Piano
 
Pakistan: perché i sufi sotto attacco?
26 aprile 2011
Ce la farà il sufismo a opporsi ai talebani? La domanda, che già due anni fa veniva sollevata da una giornalista della Bbc, resta attuale in Pakistan. È solo del 3 aprile l’ultimo attacco terroristico a un santuario sufi, nella città di Dera Ghazi Khan (Punjab), in cui sono morte una cinquantina di persone, compresi donne e bambini. È stata la più grande strage di fedeli sufi, tra le sedici avvenute negli ultimi due anni.

Un’altra di dimensioni analoghe si è verificata lo scorso luglio nel centro di Lahore (capoluogo del Punjab) nel celebre santuario di Data Gunj Bakhsh, dove un triplice attacco suicida ha causato la morte di 41 persone e il ferimento di quasi duecento.

Il misticismo dei sufi, diffuso nelle pianure del Punjab e del Sindh, non piace agli integralisti insediati a nord-ovest ai confini con l’Afghanistan. Questa versione mite e tollerante di islam, che predica ideali di armonia e bellezza e si lega a forme artistiche e musicali, è presente da secoli in Asia meridionale ed è molto più diffusa dell’estremismo sunnita, che i talebani o i qaedisti rappresentano. Allora perché è presa di mira e gli attacchi ai luoghi di culto dei sufi diventano sempre più frequenti?
I talebani pakistani dicono di rifarsi alla tradizione integralista deobandi, per molti aspetti legata al wahabismo saudita. Perciò considerano eretici tutti quelli che si rifanno al movimento barelvi, il cui fondatore era un sufi e che sono tre quarti dei sunniti pakistani. I barelvi sono generalmente più tolleranti, hanno incorporato alcune tradizioni, come la ricerca di intercessione dei santi. I devoti a Sakhi Sarwar, venerato nel luogo dell’attentato del 3 aprile anche da pellegrini hindu e sikh, ritengono che garantisca alle donne la maternità.

«In Pakistan - spiega David Pinault, docente di Studi religiosi all’Università Santa Clara dei gesuiti (California) ed esperto di islam in Asia - la devozione verso i santi sufi coinvolge milioni di persone che fanno pellegrinaggi verso tombe e santuari. Questi luoghi sono spesso associati ad altre venerazioni antiche di secoli, legate a elementi naturali. Ad esempio, nel santuario di Bari Imam a Islamabad, vive un baniano gigante che attira sufi (sunniti) e sciiti come la tomba accanto a cui cresce. Anche questo luogo nel 2005 fu colpito dai terroristi».
Come spiega Pinault, il sufismo, come ogni altra forma di misticismo, implica una ricerca dell’esperienza diretta e immediata del divino nella propria vita, senza dovere attendere la vita futura. Inoltre richiede uno stile di vita e una disciplina, chiamata tariqah, che orienta la vita verso questo obiettivo dell’esperienza mistica. Per questo, nel corso della storia dell’islam, molti sufi sono stati accusati dalla maggioranza ortodossa di trascurare i dettami della legge islamica in favore della tariqah, anche se molti sufi erano scrupolosi nell’aderire alla shari’a. Infine, molti ortodossi vedono i sufi come competitori nella raccolta delle offerte dei fedeli.

«Il sufismo è sempre stato uno dei canali principali attraverso cui si fa sentire l’influenza hindu in Pakistan - aggiunge David Pinault -. La cultura pakistana è attraversata da una sorta di ansia rispetto all’eredità induista. I musulmani pakistani, che sono il 97% della popolazione, si considerano una minoranza politica, perché temono di essere sovrastati dall’India hindu. Molti perciò vedono la soluzione nell’insistere su una forma di islam che non possa essere sovvertito dall’induismo, come sottolinea la tradizione deobandi cui si ispirano i talebani.
 
La religione diventa perciò il segno distintivo di un’identità di comunità, creando tensione con il desiderio di molti musulmani, come individui più che come membri di un gruppo, di fare esperienza del divino in qualsiasi forma preferiscano». 
Il risultato è di subordinare la religione a politiche di parte. Gli attacchi ai luoghi santi sufi vengono giustificati come attacchi ai canali di una corruzione «non islamica» o addirittura hindu che inquina l’identità musulmana del Pakistan. E la risposta dello Stato attualmente è molto debole: governo provinciale del Punjab (90 milioni di abitanti) e governo centrale pakistano si rimbalzano le responsabilità nel garantire la sicurezza, mentre molti luoghi sacri sono teatro di stragi.
Francesco Pistocchini
© FCSF – Popoli
Tags
Aree tematiche
Aree geografiche