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Rio de Janeiro, dietro la guerra delle favelas
7 dicembre 2010

A fine novembre, esercito e polizia hanno fatto irruzione in alcune favelas di Rio de Janeiro per fare “pulizia” delle bande di narcotrafficanti che da tempo avevano messo sotto controllo la zona. Il risultato sono stati diversi morti, perlopiù tra i narcos. La linea dura sembra destinata a proseguire. Con quali prospettive? Lo abbiamo chiesto a Rafael Soares Gonçalves, giurista e storico, professore nella Pontificia università Cattolica di Rio de Janeiro, e autore di vari libri sulle problematiche sociali delle favelas (la più recente, uscita in Francia, è Les favelas de Rio de Janeiro. Histoire et droit: XIX-XX siècles, Harmattan 2010).

Che cosa ha spinto le autorità a intervenire con la forza nelle favelas contro i narcos?
In realtà la politica di intervento e occupazione delle favelas è già in atto dalla fine del 2008: 13 favelas sono state occupate tramite l’intervento delle Upp, Unità di polizia pacificatrice. Il progetto coinvolge tre livelli di potere (federale, statale e municipale) e ha come obiettivo la riconquista del territorio e l’attivazione di un presidio da parte della polizia cosiddetta «comunitaria». Il progetto ha molte lacune e spesso riproduce una logica autoritaria di occupazione degli spazi. Tuttavia, è giusto ammettere che si tratta di una novità rispetto alle vecchie e inefficaci misure di sicurezza pubblica adottate a Rio. In queste favelas è scomparsa la presenza palese del narcotraffico e gli scontri a fuoco sono diminuiti drasticamente. I narcotrafficanti, in risposta a queste azioni, hanno organizzato vari attacchi alla fine di novembre, dando fuoco a bus e auto, il che ha seminato panico e insicurezza. La risposta della polizia è stata immediata e si è concentrata soprattutto nelle favelas di Alemão e Penha, punto nevralgico della fazione criminale Comando vermelho.

Il narcotraffico e i gruppi violenti di Rio sono indeboliti da queste azioni o semplicemente cambieranno le loro zone di azione?
Effettivamente si sta verificando una migrazione delle attività dei narcos in altre favelas di Rio o in città dell’interno. L’azione delle Upp e l’occupazione di Alemão e Penha sono state un duro colpo per i trafficanti. Uno dei risultati è che il prezzo delle droghe sta salendo in città. Il pericolo ora è che milizie formate da ex poliziotti corrotti, che esigono dagli abitanti denaro per garantire la «sicurezza» in certe zone, possano espandere le proprie attività in altre favelas. Combattere queste milizie sarebbe ancora più difficile che opporsi ai narcotrafficanti.

Dietro questa scelta delle autorità ci sono anche motivazioni meno nobili, come quelle legate alla speculazione immobiliare in vista dei Mondiali di calcio del 2014 e soprattutto delle Olimpiadi che si svolgeranno a Rio nel 2016?
Certamente. Il caso delle favelas beneficiate dalle Upp dimostra nitidamente che la politica di sicurezza pubblica collabora nella costruzione di un progetto di città che intende beneficiare chiaramente le classi privilegiate, avendo come scenario di fondo l’organizzazione di grandi eventi sportivi. Quasi tutte le favelas della zona sud di Rio, l’area costiera della città, sono già state beneficiate dal progetto, così come le favelas intorno allo stadio Maracanã, sede della Coppa e delle Olimpiadi. Questi eventi mobilitano molte risorse economiche e il narcotraffico potrebbe pregiudicare gli affari e macchiare la reputazione del Paese all’estero.

Quali sarebbero gli interventi di più ampio respiro necessari per cambiare davvero la vita nelle favelas?
Ogni intervento deve tenere in considerazione la complessità di queste aree. Non basta urbanizzare, senza procedere a una regolarizzazione fondiaria e senza garantire una vera sicurezza pubblica, né è sufficiente riempire le favelas di poliziotti se non si investe in educazione di qualità e in cultura. E infine, non bisogna dimenticare che le favelas sono una realtà strutturante e strutturale di Rio de Janeiro e devono essere incluse nella città: è necessario garantire anche agli abitanti delle favelas il diritto di essere cittadini a tutti gli effetti.
 
In questo groviglio di problemi, qual è la posizione della neo presidente del Brasile, Dilma Rousseff, che entrerà in carica tra poche settimane?
Immagino che la sua politica seguirà le misure che sono state implementate dal governo Lula. I risultati ottenuti dal Programma federale di accelerazione della crescita (Pac) nelle favelas di Rio sono impressionanti. Sono state realizzate innumerevoli opere infrastrutturali. La partecipazione dell’esercito in queste operazioni è stata possibile solo per la vicinanza politica del governo Lula alle amministrazioni statale e municipale, così come per la necessità di preparare la città per i grandi eventi internazionali. Credo che la neopresidente non effettuerà cambiamenti significativi rispetto a questa linea.

Stefano Femminis

 

© FCSF – Popoli