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Stati Uniti, un presidente mormone?
12 agosto 2012
Il 29 maggio Mitt Romney si è assicurato il numero necessario di delegati che alla convention di fine agosto, a Tampa (Florida), gli garantiranno la nomination come candidato repubblicano alle elezioni presidenziali di novembre. Romney è riuscito in questa impresa nonostante il fatto che sia mormone, appartenga cioè a una religione profondamente in conflitto con la base del Partito repubblicano, bianca ed evangelica (battisti, pentecostali, metodisti e molti altri, ndt).
Il mormonismo ha avuto inizio negli anni Venti dell’Ottocento per opera di Joseph Smith, che affermava di avere avuto visioni divine. Il Libro dei mormoni che Smith diceva di avere tradotto dalle tavole d’oro mostrategli da un angelo, rivela che Dio, centinaia di anni prima della nascita di Cristo, portò una tribù dispersa di Israele verso gli attuali Stati Uniti e che Gesù visitò questo popolo dopo la sua resurrezione. Questo e altri testi canonici formano la base di una serie di credenze in contrasto con il cristianesimo tradizionale. I fedeli respingono le formule del Credo riguardo alla Trinità, credono in una rivelazione continua di Cristo attraverso i profeti mormoni e negano che Dio abbia creato il mondo dal nulla.

Una questione ancora più controversa è quella relativa alla poligamia, praticata dai mormoni fino alla fine dell’Ottocento, quando, dopo che una decisione della Corte suprema proibì il matrimonio con più donne, i leader della Chiesa annunciarono di avere ricevuto una nuova rivelazione che li chiamava ad abbandonare tale pratica. È interessante notare che il bisnonno di Romney rifiutò di abbandonare le sue quattro mogli e i trenta figli, e nel 1885 riparò in Messico. Il padre di Romney nacque in Messico e tornò negli Usa solo all’età di cinque anni.

In breve, il mormonismo abbraccia molte credenze che cattolici e protestanti trovano esoteriche, nel migliore dei casi, se non eretiche. A differenza dei fondamentalisti, che credono che la Bibbia sia la sola autorevole rivelazione  di Dio, i mormoni ritengono che le rivelazioni successive abbiano uguale status canonico. Diversamente dai pentecostali, che credono che lo Spirito Santo continui a ispirare le guarigioni attraverso la preghiera o il parlare tante lingue, i mormoni credono che la rivelazione sia continua, attraverso la mediazione delle guide religiose. Recentemente, di fronte alle proteste degli ebrei, hanno abbandonato la pratica di celebrare i «battesimi per procura» di chi fu ucciso nell’Olocausto. Caso unico, poi, è la credenza dei mormoni nel giardino dell’Eden collocato nello Stato del Missouri.

Oltre ad avere differenze dottrinali, i mormoni e gli evangelici sono in competizione in molte parti del mondo nella loro opera di proselitismo. I primi incoraggiano i ragazzi a intraprendere due anni di attività missionaria - Romney da giovane è stato in Francia - e secondo la Chiesa mormone ci sono circa 50mila missionari attivi in giro per il mondo.

Nonostante questo, molti evangelici ammettono che i mormoni tendono a vivere in modo devoto, pur negli errori delle loro dottrine. Ai mormoni non è consentito fumare o bere alcool e devono anche astenersi dal caffè. Mettono grande enfasi sull’importanza della famiglia e si oppongono all’aborto, tranne nei casi di stupro, incesto o per salvare la vita della madre. Inoltre la loro Chiesa ha finanziato lo sforzo per mettere al bando in California i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Così, mentre molti pastori evangelici considerano eretiche le convinzioni dei mormoni e sono preoccupati che una presidenza Romney possa dare legittimazione a questa religione con cui sono in competizione per le conversioni in Africa, Asia e America latina, vedono tuttavia in Romney qualcuno che riflette meglio di Obama i loro valori di etica sessuale e sociale, specialmente dopo che l’attuale presidente si è espresso a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Durante le primarie Romney ha costantemente fallito nel conquistare i voti degli evangelici bianchi, indirizzati su altri candidati. In Stati come il Tennessee, la Carolina del Sud e il Kansas, dove gli evangelici bianchi erano la maggioranza dei votanti, Romney è uscito travolto. Ma dopo avere speso milioni di dollari nelle primarie per campagne contro i suoi avversari, alla fine Romney è risultato vincitore. La domanda intorno alla sua campagna era se i suoi pessimi risultati tra gli evangelici bianchi sarebbero stati controbilanciati dall’ostilità, se non dall’odio, che quegli stessi elettori hanno verso Obama. Finora la risposta è positiva: i bianchi evangelici stanno ingoiando il rospo e si stanno allineando alla candidatura di Romney.

Un sondaggio dello scorso maggio condotto dal Prri (Public Religion Research Institute) ha mostrato che tra gli evangelici bianchi Romney otterrebbe il 68% dei consensi (Obama il 19%). Per fare un confronto, tra i bianchi appartenenti alle Chiese protestanti «storiche» (quelli che non si identificano come «evangelici», come gli episcopaliani e i presbiteriani), Obama superava Romney con il 50% contro il 37%. Obama sorpassava Romney tra i cattolici (46% contro 39%), ma tra i cattolici bianchi aveva la meglio Romney con il 48% contro il 37%. Sono infatti i cattolici di origine latinoamericana a sostenere Obama a grande maggioranza.

Sempre in maggio, un’indagine della Brookings Institution, prestigioso think thank di Washington, concludeva che «gli interpellati in generale - e in particolare i bianchi evangelici – sono propensi a votare per Romney a prescindere da quello che sanno della sua religione». Infatti, coloro che si identificano come elettori «di idee politiche conservatrici» sono più propensi a dare sostegno a Romney dopo qualsiasi accenno alla sua fede, risultato che probabilmente deriva dall’associare Romney con il conservatorismo della Chiesa mormone.

Un altro punto di convergenza tra Romney e gli elettori evangelici è la visione sull’eccezionalismo americano. Quando nel 1979 il reverendo Jerry Falwell formò la Moral Majority per organizzare gli elettori evangelici e incoraggiarli a entrare in politica, disse che essere «filoamericano» era un elemento cardine della sua agenda. L’idea che l’America abbia una speciale missione provvidenziale nel mondo ha radici profonde nella storia protestante degli Usa e Falwell aggiornava quella storia per favorire uno sciovinismo straordinariamente disposto a spingere per il dispiegamento della forza militare Usa nel mondo come strumento di diffusione della democrazia e del cristianesimo.

Per i mormoni tale sciovinismo è, se possibile, ancora più estremo. Joseph Smith non solo credeva che il giardino dell’Eden fosse collocato negli Usa e che qui si sarebbe verificata anche la seconda venuta di Cristo, ma credeva anche che la Costituzione americana fosse stata ispirata da Dio. Ancora nel 1969 la guida della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni (questo il nome ufficiale dei mormoni) così riaffermava tale convinzione: «Crediamo che la Costituzione degli Stati Uniti fu ispirata divinamente, che fu redatta da “uomini saggi” che Dio fece sorgere per questo “preciso scopo”, che i principi rappresentati nella Costituzione sono così fondamentali e importanti che, se possibile, dovrebbero essere estesi per i diritti e la protezione dell’intera umanità».

Mitt Romney, che è stato missionario e poi anche vescovo mormone, ha iniziato ad adottare nei suoi discorsi i termini dell’eccezionalismo Usa, strappando applausi entusiastici. Per un uomo un tempo definito una «banderuola ben oliata», che ha cambiato opinione su una serie di questioni, questo è un tema in cui le sue convinzioni religiose e quelle politiche del suo partito coincidono perfettamente, anche se l’eccezionalismo americano ha una storia infelice in terre straniere. Qualunque cosa ci si possa aspettare da una presidenza Romney, certamente non mancherà una politica estera più energica e militarizzata di quella perseguita dal presidente Obama.
Michael Sean Winters
© FCSF – Popoli
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