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Tunisia, appassiscono i gelsomini
7 febbraio 2013
L’omicidio di Chokri Belaid, uno dei leader dell’opposizione, ha aperto uno squarcio su una realtà fatta di pestaggi, intimidazioni, rappresaglie. La rivoluzione che aveva destato tante aspettative è stata tradita? Il partito di governo Ennahda sta favorendo un’islamizzazione della società? Popoli.info lo ha chiesto a Stefano Torelli, giornalista, ricercatore, profondo conoscitore del Paese.

L’assassinio di Chokri Belaid è la spia di un’instabilità politica crescente?

Segnali di una crescente estremizzazione della vita politica e sociale tunisina si sono manifestati già alla fine dello scorso anno. Quotidianamente si registrano scontri, omicidi, assalti alle redazioni dei giornali e alle sedi dei sindacati, pestaggi di membri dei partiti laici e delle frange più moderate dei partiti islamici. Da tempo le milizie della Lega per la protezione della rivoluzione operano con grande violenza. Sono gruppi legati al partito di maggioranza Ennahda (la costola tunisina della Fratellanza musulmana). Probabilmente sono esponenti di quest’area ad aver ucciso Chokri Belaid. Detto questo, però, non mi sentirei di affermare che Ennahda abbia responsabilità dirette nell’assassinio. È indubbio che sia stato un omicidio politico, è però scorretto dire che si tratta di un omicidio di Stato e quindi che Ennahda sia il mandante.

La Lega per la protezione della rivoluzione è sostenuta da tutto il partito Ennahda?
No, Ennahda è spaccato. Se tracciamo una mappa del partito non possiamo non notare che esiste un’area più moderata, più incline al dialogo con l’opposizione più laica e riformista (alla quale fa capo anche il leader Ghannouchi); e un’ala che dimostra di essere oltranzista, meno disposta al dialogo e che strizza l’occhio all’area salafita che, pur essendo fuori dalla politica, ha però una grande influenza sui partiti.

Qual è la reazione della gente comune a questa instabilità?
Le persone sono deluse dal governo e dai partiti. L’idea comune è che i partiti si sono adagiati su vecchie logiche di spartizione di potere. Qualcuno inizia a rimpiangere il regime di Ben Ali. Gli ultimi sondaggi hanno messo in evidenza un calo dei consensi del partito di maggioranza e una crescita dei partiti laici di opposizione. I partiti di opposizione mirano proprio ad accelerare la caduta di questo governo e ad andare a nuove elezioni per riuscire così a conquistare il potere.

A che punto sono arrivati i lavori della costituente?
All’interno della costituente ci sono stati accesi dibattiti sul ruolo della donna e sul rapporto con la fede. Però in questi mesi le difficoltà sono state superate e il testo della costituzione è stato quasi ultimato. I conflitti politici tra maggioranza e opposizione si sono riverberati sulla costituente, rallentandone i lavori. Ieri, per esempio, dopo l’annuncio della morte di Belaid, l’opposizione ha annunciato di ritirare i propri esponenti dalla costituente finché il governo attuale non sarà sostituito da un governo di tecnici. Credo che il governo tecnico si farà, ma nel frattempo i lavori per la costituzione hanno subito una drastica frenata.

C’è il rischio di una guerra civile?
Non credo che in Tunisia si possano ripresentare scenari simili a quelli siriani, ma è possibile che si instauri un clima di instabilità simile a quello che sta vivendo l’Egitto. È indubbio che l’opposizione è tornata in piazza più determinata ma anche i partiti islamici non sono da meno.
Enrico Casale

© FCSF – Popoli
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