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Una nuova alleanza per guarire dalla crisi: la proposta di Mauro Magatti
10 ottobre 2012
Quali sono le radici della crisi che ha investito la finanza mondiale? È possibile immaginare un nuovo modello di sviluppo? Secondo Antonio Spadaro, gesuita, direttore de La Civiltà Cattolica, il recente libro del sociologo Magatti può rappresentare un punto di partenza per un approfondito dibattito su come sia possibile riscrivere i modelli sociali ed economici. Ne parla nella rubrica «Sul comodino» pubblicata sul numero di ottobre di Popoli.

Si avverte in maniera diffusa nella società il bisogno di una nuova idea di sviluppo. Una cosa sembra ormai evidente: l’«infarto» che ha colpito il sistema finanziario globale nel 2008 ha segnato la fine dell’idea dello sviluppo illimitato così come è stato pensato negli ultimi anni, fondato sulla quantità di beni prodotti e poi consumati. Si avverte il bisogno di nuove visioni, di grandi sintesi. Uno di questo tentativi è stato compiuto da Mauro Magatti nel suo volume La grande contrazione. I fallimenti della libertà e le vie del suo riscatto (Feltrinelli, Milano 2012, pp. 352, euro 25).

Il volume interpreta il momento che viviamo come il risultato di una profonda crisi spirituale: noi crediamo di essere tanto più liberi quante più opportunità abbiamo davanti a noi. L’immaginario della libertà oggi propone una visione del mondo per la quale il potere dell’uomo sulla realtà grazie alla tecnica consente un’espansione che è, in linea di principio, senza limiti. L’economia psichica del tecno-nichilismo è l’imperativo «godi!», che segna il passaggio dal dovere al piacere come principio di realtà. È questo il cuore della crisi. Per parlare di crescita in maniera sana e adeguata è dunque necessario occuparsi della libertà e del suo immaginario, cioè delle premesse antropologiche senza le quali nessuna crescita sarà sostenibile.
Magatti ritiene dunque che la crisi dell’Occidente sia una crisi spirituale: viviamo proprio una crisi di trascendenza in quanto «spazio di elaborazione del senso capace di offrire una direzione e di dare uno spessore all’esperienza che facciamo della vita». E così propone una sorta di ricostruzione concettuale dell’idea di persona, fondata proprio sul recupero del valore e del senso della «trascendenza».

A che cosa porterà l’auspicabile scioglimento dell’individualismo libertario e tecno-nichilista? Non certo allo statalismo o al ritorno del gigantismo dei sistemi istituzionali. Viene invece auspicato un nuovo spirito di «alleanza», intesa come «ristabilimento di legami, relazioni e condivisione di significati tra apparati politico-istituzionali, imprese e altre forme di organizzazione, singoli cittadini». Vincendo la spinta a massimizzare esclusivamente la performance finanziaria di breve periodo o a sfruttare tutte le opportunità disponibili su scala globale nella logica tecno-nichilista, l’obiettivo dell’alleanza è la produzione di nuovo valore (da non intendersi, naturalmente, in senso meramente economicistico), non il suo consumo.
Antonio Spadaro SJ

© FCSF – Popoli