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Vidino: "Un network informale a livello globale"
19/06/2014
Lorenzo Vidino è l’esperto di estremismo islamico del Politecnico di Zurigo e ha scritto un libro sulla Fratellanza musulmana (The New Muslim Brotherood in the West, Columbia University Press, 2011, pp. 336, euro 32). A lui chiediamo di aiutarci a interpretare questo movimento e a comprenderne le logiche.

In Europa e in Italia quali sono le organizzazioni che fanno riferimento alla Fratellanza musulmana?
In 80 Stati del mondo, inclusi quasi tutti i Paesi occidentali, vivono persone che appartengono alla Fratellanza musulmana e che hanno creato organizzazioni che portano avanti l’ideologia del movimento adattandola all’ambiente in cui operano. Questo mondo in Italia è rappresentato dall’Ucoii (Unione delle comunità islamiche d’Italia), la cui leadership si riconosce nella Fratellanza musulmana (anche se non tutti i membri lo ammettono e/o ne fanno parte). Due altri gruppi di questa galassia sono l’Alleanza islamica d’Italia e la Gioventù musulmana italiana (anche se negli anni ha oscillato tra chi è più legato e chi meno alla Fratellanza). A livello europeo, questi movimenti si riconoscono nel Fioe (Federation of Islamic Organisation in Europe).
Queste organizzazioni hanno un forte legame ideale con la Fratellanza musulmana, ma non un legame formale con essa. Per intenderci, non esiste, come ai tempi dell’Urss, un Comintern musulmano che detta le direttive centrali e impone uno statuto a tutte le organizzazioni. Esistono legami informali tra le varie organizzazioni, ma è difficile capire quale forza abbiano. C’è una sorta di vincolo alla segretezza tra i membri, che è il retaggio, comprensibile, della storia di un movimento che è sempre stato perseguitato.

Quali sono i principi ai quali si ispira la Fratellanza?

La flessibilità è una delle caratteristiche fondamentali: ogni organizzazione opera in modo diverso a seconda del contesto e delle circostanze. Detto questo, l’idea fondamentale è che l’islam regola ogni aspetto della vita privata e pubblica. L’obiettivo è l’islamizzazione della società, un’islamizzazione che deve partire dal basso e dev’essere graduale. Il concetto di gradualismo è fondamentale: secondo al Banna, si deve creare prima l’individuo islamico, poi la famiglia islamica e infine la società islamica. Una volta che la società è diventata islamica, lo Stato islamico verrà da sé. Questo processo viene portato avanti con mezzi pacifici: proselitismo, educazione, servizi sociali, ecc. Il movimento però non esclude del tutto la violenza, seppure solo in casi eccezionali.

La Fratellanza musulmana si pone gli stessi obiettivi in Occidente?
I primi fratelli musulmani arrivati negli anni Sessanta in Europa e in Nord America proclamavano la volontà di creare uno Stato islamico in Occidente. Poi, essendo persone pragmatiche, hanno capito che l’obiettivo non era perseguibile nel breve. Oggi, il ruolo che vedono per se stessi in Occidente è riassumibile in tre obiettivi: 1) fare proselitismo tra la popolazione musulmana immigrata. Questo è possibile grazie alla superiorità di risorse e di capacità organizzativa della Fratellanza rispetto alle altre organizzazioni islamiche, al fatto che in Occidente non esistono le limitazioni degli Stati nordafricani e mediorientali e, infine, al fatto che le masse islamiche disorientate dalla migrazione possono essere un audience molto recettiva del loro messaggio; 2) diventare i legittimi rappresentanti delle comunità islamiche nei confronti delle élite occidentali: presentarsi come dialoganti con le autorità pubbliche potrebbe permettere loro di arrivare ad accordi con gli Stati e quindi ad assumere una posizione di leadership nel mondo musulmano (con la possibilità di gestire tutti i rapporti con lo Stato, per esempio l’insegnamento della religione islamica nelle scuole pubbliche); 3) sfruttare la loro posizione di influenza su politici e media occidentali per fare lobby per le cause islamiche nel mondo: Hamas in Palestina, Fratelli musulmani in Egitto e in Siria, ecc.

Quale rapporto esiste tra Fratellanza musulmana egiziana e altri movimenti?

Non esistono legami formali tra la Fratellanza in Egitto e in altri Pae­si. Al tempo stesso però esistono forti rapporti personali tra i dirigenti che si riconoscono nella Fratellanza nel mondo. C’è quindi uno scambio costante di informazioni tra le varie realtà del movimento e vengono regolarmente organizzati incontri in cui si definiscono le strategie globali di questo network informale a livello globale. Come queste strategie debbano essere interpretate a livello locale è poi demandato ai singoli gruppi nazionali. Anche se molte iniziative organizzate in Stati diversi sono simili e hanno slogan identici. Un esempio sono le manifestazioni che qualche anno fa venivano organizzate a favore della Palestina o quelle che oggi si organizzano a favore della Fratellanza in Egitto o in Siria.

Chi finanzia i gruppi dell’alveo della Fratellanza?
Non è facile dirlo. Ciò che è certo è che i gruppi hanno beneficiato di grandi finanziamenti provenienti da Qatar e Turchia. L’Arabia Saudita e il Kuwait, a livello governativo, hanno limitato l’afflusso di fondi. Ma è anche vero che molti miliardari sauditi e kuwaitiani continuano, a livello personale, a versare soldi alla Fratellanza. E poi la Fratellanza, in cambio, aiuta queste personalità a fare business in Europa.
Enrico Casale


© FCSF – Popoli
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