Anche scalzi, come Abebe Bikila alla conquista del primo oro olimpico africano della storia, i ragazzi di Debark si allenano sull’altopiano etiope. Passione e tradizione, predisposizione fisica e desiderio di riscatto nelle immagini di Marco Degasper (agosto-settembre 2012)
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Costano 30 birr, ovvero un euro e mezzo, un paio di sandali di plastica gialli. Sono le calzature più economiche e per questo le usano tutti, anche i giovani corridori che si allenano a Debark, cittadina etiope di 30mila abitanti, a nord di Gondar, a 2.800 metri di altitudine. Qualcuno preferisce correre scalzo, come Abebe Bikila per le strade di Roma nel 1960, quando vinse la maratona olimpica e la prima medaglia d’oro mai conquistata da un africano ai Giochi. Da allora a oggi, passando da Haile Gebrselassie a Kenenisa Bekele e Kirunesh Dibaba, sono stati numerosi i successi degli etiopi che, insieme ai keniani, sono considerati i più forti podisti al mondo.
L’associazione statunitense Girls Gotta Run
(www.girlsgottarun.org) ha deciso di sostenere un gruppo di ragazze (cui nel frattempo si sono aggiunti anche numerosi maschi) e di dare loro l’opportunità di essere allenate nella speranza di grandi successi atletici.
A Debark, e non solo, in tanti vedono questa come un’opportunità di riscatto dalla povertà. Ovviamente il successo non è per tutti, la competizione è dura. Ma nonostante le probabilità limitate di gareggiare come professionisti, il numero dei partecipanti aumenta ogni anno. E se l’organizzazione non riesce più a fornire scarpe a tutti, non è un problema: in Etiopia la corsa
è parte della cultura e non sarà una questione di suole
a fermare i corridori. |