Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Cerca in Pics
 
 
Tutto il resto è soia
L’enorme espansione delle coltivazioni della leguminosa ai confini dell’Amazzonia, raccontata negli scatti di Yasuyoshi Chiba, risponde ai bisogni dell’agrocapitalismo mondiale. Malgrado i tentativi di rallentare questa corsa, l’uso della terra attento all’ambiente e socialmente inclusivo resta un miraggio
(aprile 2014)
Dal 2000 a oggi il Brasile ha perso più di 3 milioni di ettari di foresta amazzonica e il Mato Grosso (dove sono state scattate queste foto) è la regione che ha subito le distruzioni più estese. In questo Stato centro-occidentale, l’avanzamento della frontiera agricola è dovuto principalmente alle coltivazioni industriali di soia, di cui il Brasile è diventato il secondo produttore. La domanda mondiale di soia, specialmente nelle sue varianti Ogm, è cresciuta enormemente negli ultimi vent’anni e ha spinto il Paese a investire nelle esportazioni di questa leguminosa (soprattutto verso il mercato cinese).
La soia risponde a due richieste che caratterizzano l’agro-business globale. La prima è di foraggio per gli allevamenti animali, in un mondo che consuma sempre più carne. L’altra è di olio vegetale, che ha numerosi impieghi: dalla cucina, ai cosmetici, ai farmaci, fino alla nuova frontiera del biodiesel, visto come alternativa agli idrocarburi.
La grande monocultura ha cambiato il volto del Mato Grosso, il cui sviluppo non è stato guidato dalla popolazione (tradizionalmente una delle più povere del Brasile), ma da grandi corporation multinazionali e da capitalisti locali: non è un caso che il numero uno al mondo della soia, Blairo Maggi, sia stato anche il governatore dello Stato dal 2003 al 2010. Nonostante le misure prese da Brasilia per rallentare la distruzione di verde, aree umide come il Pantanal, santuario della biodiversità, restano a rischio.
Yasuyoshi Chiba
Yasuyoshi Chiba è un fotografo giapponese che ha studiato fotografia alla Musashino Art University di Tokyo. Il terremoto di Kobe del 1995 (seimila morti) è stata la sua prima importante esperienza professionale. Ha lavorato per anni per Asahi Shimbun, il secondo quotidiano giapponese per diffusione. Dal 2007 lavora come freelance, prima in Kenya e poi, dal 2011, a San Paolo del Brasile, dove si è unito allo staff dell’agenzia Afp. Per il suo lavoro durante i due mesi di violenze che seguirono le elezioni presidenziali del 2007 ha ricevuto diversi premi, tra cui il World Press Photo Contest del 2009. Un altro riconoscimento del World Press Photo gli è giunto nel 2012 con il primo premio nella categoria «People in the News», quando è tornato nel suo Paese per coprire la catastrofe del terremoto e tsunami di Fukushima.
2014. Pianeta cibo
Continua nel 2014 il viaggio per immagini dedicate al tema del cibo nelle sue mille declinazioni: fondamentale (e spesso carente) sostegno per la vita, occasione per promuovere o negare i diritti dei lavoratori e dell’ambiente, espressione di identità culturali, elemento di feste e riti. «Nutrire il Pianeta. Energia per la vita» è anche il tema dell’Esposizione Universale che si apre a Milano il 1º maggio 2015 e nella quale anche Popoli è coinvolta, attraverso la promozione
di alcuni eventi.

Si ringrazia per il contributo: Cisl Lombardia - In collaborazione con Altromercato