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A Mopti, in attesa della guerra
1° ottobre 2012
A Mopti si vive in un clima di calma apparente. Nella città al confine tra il Nord del Mali, controllato dai tuareg, e il Sud, controllato dal governo di Bamako, la vita scorre tranquilla. Ma la gente si aspetta che da un momento all’altro scatti l’offensiva dell’esercito maliano per riconquistare la regione settentrionale dell’Azawad, da gennaio controllata dalle milizie tuareg e da gruppi fondamentalisti islamici.

«La presenza dei militari maliani - spiegano alcuni volontari locali che lavorano per una Ong italiana - è massiccia. Fino a qualche settimana fa erano di stanza in città, poi si sono trasferiti a 80 km a Nord nei pressi di Douentza». Nella zona sono attivi anche piccoli reparti stranieri. «Ci sono ufficiali statunitensi delle forze antiterrorismo - continuano i volontari - e alcuni ufficiali francesi. La loro è una presenza molto discreta. Circolano per le nostre strade in abiti civili e senza parlare con la popolazione locale. Li notiamo perché sono gli unici bianchi rimasti nella zona. Anche perché i volontari occidentali delle Ong sono dovuti partire per ordine delle autorità di Bamako e possono tornare solo se muniti di speciali salvacondotti che non vengono rilasciati facilmente».

Sebbene la situazione sia sostanzialmente calma, ogni tanto si verificano piccoli scontri con gruppi di tuareg che si spingono a Sud. Il 17 settembre, per esempio, sono state fermate e distrutte due macchine condotte da miliziani del Mujao, uno dei gruppi fondamentalisti che operano al Nord.
Dall’Azawad sono arrivati nel Sud molti profughi scappati dalla guerra. Di loro si stanno occupando Ong come Caritas e Catholic Relief e organizzazioni internazionali come l’Unicef, la Fao, il World Food Program. «In questi mesi però non c’è un’emergenza alimentare - sottolineano i volontari -. Il raccolto è andato bene e, nella tragedia della guerra, questa è una fortuna. Anche perché all’inizio della stagione si temevano raccolti insufficienti. Si veniva infatti da una stagione di siccità e c’erano poche sementi. Le organizzazioni internazionali, però, sono riuscite a distribuire sacchi di semi. Le piogge abbondanti hanno poi aiutato i contadini».

Mopti è un mercato importante per la regione. Situata alla confluenza dei fiumi Bani e Niger, è da sempre un luogo di incontro e di scambio. Qui da secoli sono presenti diverse etnie (bambara, peul, dogon, tuareg, ecc.) senza grandi problemi di convivenza. «Anche in questi mesi - proseguono le nostre fonti - non ci sono stati segni di intolleranza. Solo i tuareg sono visti con un po’ di diffidenza e tenuti sotto controllo. Ma non si sono registrate violenze».

La popolazione si sta comunque preparando all’offensiva dell’esercito maliano. A Mopti è stato inaugurato un nuovo padiglione dell’ospedale che dovrebbe ospitare i feriti dei combattimenti. Molte persone si sono riunite in associazioni che raccolgono fondi per far fronte alle esigenze della guerra: cibo, vestiario, eventuale fuga, ecc. «In attesa dell’offensiva - concludono -, nei quartieri sono state organizzate ronde serali e notturne per le strade. Sono milizie di autodifesa, il loro obiettivo è sventare attentati e infiltrazioni di piccoli gruppi di islamisti e di tuareg».
Enrico Casale

© FCSF – Popoli