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Ecco come e da chi è stata rapita Rossella Urru
21 febbraio 2012
Il calendario è fermo al mese di ottobre, nell’appartamento M1 del Centro volontari di Rabuni. Una manciata di case adagiate nel deserto algerino sud-occidentale, dove da 36 anni vive in esilio un intero popolo, quello saharawi. Nessuno lo ha più aggiornato dopo la notte del 22 ottobre, quando un gruppo di rapitori ha forzato la porta, prelevando Rossella Urru, la giovane cooperante sarda del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli (Cisp), Enric Gonyalons, dell’associazione spagnola Mundubat, e Ainhoa Fernandez de Rincon, di un’associazione pro-saharawi dell’Estremadura.

«I banditi sono arrivati poco dopo il tramonto - racconta Ali Mohammed, uno degli inservienti saharawi che si trovavano sul posto - mi hanno aggredito, armi in pugno e mi hanno legato. Poi si sono infilati nel piccolo cortile su cui si affacciano gli appartamenti dei cooperanti internazionali. Il primo che hanno aperto è stato quello di Rossella». Dall’appartamento M3 si affaccia un ragazzo italiano. Si chiama Luca Bonilauri e quella casa l’ha condivisa per mesi con Enric. Mostra il foro del proiettile che ha colpito Gonyalons, conficcato nella parete all’ingresso dell’appartamento: «Enric è alto e robusto - spiega Bonilauri - deve aver opposto resistenza dopo essersi affacciato sulla soglia di casa. Così i rapitori hanno sparato, centrandolo a un piede».

Da allora, per i cooperanti è stato istituito il coprifuoco a partire dalle ore 19. Mentre dalle 22 in poi, nessun veicolo è più libero di circolare a Rabuni. A quattro mesi dal sequestro, le indagini proseguono. «Stiamo facendo il massimo per riportarli tutti e tre a casa - dice Mohamed Abdelaziz, il neo rieletto segretario del Fronte Polisario -. A dicembre abbiamo arrestato alcune persone che hanno partecipato al sequestro». Undici le persone catturate, dopo una vasta operazione condotta dagli uomini del Polisario sul proprio territorio e oltre i confini con il Mali. Tutti avrebbero confessato il loro coinvolgimento.
Durante uno dei blitz, nella zona di el-Hank, all’interno della provincia di Timbouctou, sono stati uccisi due contrabbandieri maliani. Su uno di essi, Mohamed Yeyia Ould Hamed, pendeva già una condanna a morte come spia da parte di al Qaeda. «I tre ragazzi stanno bene e sono stati localizzati - garantisce Jatri Aduh, il presidente del Parlamento della repubblica saharawi in esilio -. Si trovano proprio in Mali, vicino al confine con il Niger». Un video che li ritraeva in buona salute era stato diffuso all’inizio di dicembre dalla sigla del Movimento unito per la Jihad in Africa occidentale, l’organizzazione terroristica dissidente di al Qaeda nel Maghreb islamico che ha subito rivendicato il sequestro. Delinquenti comuni, stando alle informazioni raccolte dal Polisario, appartenenti alla galassia criminale che opera indisturbata da un capo all’altro del deserto. «Hanno tentato più volte di vendere gli ostaggi - rivela il ministro della Difesa della Rasd, Mohamed Lamine Buhali - li hanno offerti a Mokhtar “Belaur” Belmokhtar, leader della cellula jihadista nel Sahara. Ma finora non ci sono riusciti».
Gilberto Mastromatteo

© FCSF – Popoli