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I Giovani musulmani: "Scegliere Shafiq è scegliere Mubarak"
5 giugno 2012
«Credo che in Egitto le minoranze religiose vivano gli stessi problemi che vivono in altre società africane, ma anche occidentali. Sono problemi che il nuovo governo dovrà, senza dubbio, affrontare. Ma personalmente sono convinto che né i copti, né i cattolici correranno alcun rischio se il presidente sarà un esponente dei Fratelli musulmani». Ahmed Abdel Aziz, il portavoce dei Giovani musulmani italiani, di origini egiziane, è ottimista sul nuovo corso egiziano. A suo parere, il partito Libertà e Giustizia, espressione politica del movimento dei Fratelli musulmani, maggioritario in Parlamento e in corsa con il suo candidato Mohammed Morsy per la poltrona di presidente, rispetterà le regole democratiche e, soprattutto, non violerà i diritti delle minoranze religiose.

Ma allora perché la novità dei Fratelli musulmani al potere spaventa molto sia le minoranze religiose sia le cancellerie occidentali?
Intanto va smentita l’idea che i Fratelli musulmani siano una novità sulla scena politica e sociale egiziana. Il movimento è nato nel 1928 come un’organizzazione che si proponeva lo sviluppo sociale del Paese attraverso il recupero dei valori islamici. Al termine della seconda guerra mondiale è poi diventato un vero soggetto politico che ha sposato la causa delle classi in difficoltà e ha giocato un ruolo preminente nel movimento nazionalista egiziano. Un movimento che promuoveva inoltre una concezione dell’islam che coniugasse tradizione e modernità. In secondo luogo, il movimento dei Fratelli musulmani è distinto da Libertà e Giustizia. Certo il partito si rifà ai valori della Fratellanza, ma da tempo ormai è stata sancita una separazione netta fra i due. Detto questo, i timori delle minoranze e degli occidentali non sono fondati. Libertà e Giustizia ha sempre proclamato la sua fedeltà ai valori democratici e alla libertà.

Molti in Egitto e in Europa temono che Libertà e Giustizia, una volta al potere, dia vita a un regime di stampo religioso...
Le Primavere arabe hanno dimostrato che i governi e i partiti non sono più gli unici attori della vita politica nordafricana e mediorientale. Sulla scena ormai sono entrate le piazze che sono forti strumenti di controllo. Non è più possibile per un uomo politico o per un partito prendere il potere e non cederlo per anni. Libertà e Giustizia si è presentato alle elezioni parlamentari e a quelle presidenziali con un proprio programma. È stato votato in base ad esso. Se riuscirà ad attuarlo, i suoi candidati saranno rieletti. Viceversa saranno bocciati alle urne.

Quali pericoli corre la minoranza cristiana?
Il nuovo assetto politico garantirà maggiore libertà ai copti. Il vecchio regime spesso li strumentalizzava per creare incidenti con i musulmani e così giustificare interventi di sicurezza. Questo non accadrà più. I copti dovrebbero capirlo e fare un passo avanti, cercando di tagliare con gli esponenti del vecchio regime. Perché, se è vero che Mubarak è caduto, pezzi del regime sono ancora attivi e resistono. Ahmed Shafiq è un esponente del vecchio. Scegliere lui, è scegliere Mubarak.
Non credo che i copti e i cristiani in generale debbano temere qualcosa in particolare. Le chiese non verranno chiuse, le attività religiose non verranno proibite. Ad essi non verranno tolti diritti e neppure la cittadinanza. La convivenza in Egitto è un dato di fatto storico. Nella via del Cairo dove sono nato esistono più chiese che moschee.
e.c.

© FCSF – Popoli
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