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Il Patriarca e i militari: due copti commentano
4 luglio 2013
«Il fatto che, al fianco del generale al-Sisi, sia apparso anche papa Tawadros non mi è piaciuto. Sono copto ortodosso. Sono praticante, ma non gradisco la discesa in campo politico dei leader religiosi. E molti miei correligionari la pensano come me». Eshak, giornalista egiziano di fede cristiana, pur essendo felice per le dimissioni di Mohammed Morsi, è critico nei confronti del suo Patriarca. «Non solo non è giusto che personalità religiose si facciano coinvolgere in fatti politici contingenti - continua -, ma espone tutta la Chiesa ortodossa alle critiche degli oppositori di fede musulmana. Questa mattina ho sentito dire da alcuni membri dei Fratelli musulmani che il golpe sarebbe una sorta di crociata organizzata dai cristiani in combutta con gli Stati Uniti e Israele. Oltre a essere una falsità, mette a rischio la vita quotidiana dei fedeli copti».

Non tutti la pensano come lui. «Tawadros - osserva Girgis, un altro giornalista copto egiziano - non aveva scelta. Sotto la presidenza dei Fratelli musulmani le chiese cristiane erano periodicamente attaccate, i fedeli minacciati. Morsi non è mai intervenuto. Di fatto vivevamo la stessa critica situazione che eravamo soliti affrontare sotto Mubarak».

Tawadros, secondo Girgis, ha fatto bene a intervenire anche perché rappresentava la società civile egiziana e, insieme a lui, c’era anche Ahmed al-Tayeb, l’imam dell’università al-Azhar, una delle massime istituzioni dell’islam sunnita. «Il generale al-Sisi - osserva - ha voluto vicino a sé le due massime autorità religiose per dimostrare che tutto l’Egitto era con lui. Al-Azhar è sì un’istituzione musulmana, ma rappresenta un islam moderato e dialogante che si contrappone all’islam fanatico e arrogante dei Fratelli musulmani. Al Azhar, per esempio, non ha mai tollerato che la Fratellanza sostenesse Hamas, un movimento chiaramente terrorista».
e.c.

© FCSF – Popoli