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Il senso di un calendario, tra ferialità e santità
29 novembre 2012
Come tutti i calendari, anche questo è uno strumento per scandire il tempo che scorre raggruppandone i momenti in giorni, settimane, stagioni. Attraverso il calendario il tempo cosmico, il tempo naturale, viene riempito di molti altri significati: primo fra tutti, quello della sacralità. I giorni, infatti, sono diversi tra di loro, hanno un valore e un peso disuguale: ci sono giorni ordinari, consueti, “profani”, e giorni speciali, peculiari, “sacri”. Ma, a dare l’orientamento e il senso dello scorrere del tempo, sono proprio i “giorni sacri”. Questo è comune a tutte le esperienze umane, e a quelle religiose in particolare. Il rapporto con il divino, infatti, avviene attraverso la ritualità: si celebrano le festività, che sono giorni differenti rispetto a quelli della ferialità. Ogni rito consente di trasportare chi lo celebra indietro, nello spazio e nel tempo, all’evento fondatore: all’esperienza che ha dato origine alla storia stessa. Commemorare attraverso la festa fa sì che l’efficacia di questo evento fondatore, ovvero quanto di bello e importante è avvenuto, si rinnovi nel tempo presente. L’esperienza gioiosa di quel fatto accaduto nel passato si ripete nel presente di chi celebra. Ebbene, è alquanto ovvio che lo scopo della vita di ogni persona religiosa, qualsiasi sia la fede che professa, sia di raggiungere quella forma di perfezione realmente praticabile che chiamiamo santità. Santi si diventa con le proprie scelte di vita, tutti possono farcela. Tra le tante sfaccettature che ogni giorno presenta, vi è anche quella di essere eucaristia, cioè memoriale grato del dies natalis (il giorno che ricorda l’entrata in Paradiso) di una o più persone che hanno conseguito il fine di diventare sante. Il calendario, nello scandire il tempo e dare a ogni giorno la sua peculiarità, quotidianamente ci racconta la biografia di qualcuno come noi: un comune essere umano il quale non solo è mortale, ma soprattutto è entrato nella beatitudine eterna. Questo è il vero destino di tutti: non predeterminato dal fato, ma prodotto dalle nostre scelte libere, consapevoli e responsabili. È un modo diverso di fare la storia: recuperare eventi concreti, fatti veri, esperienze effettive che “non fanno notizia”, ma che, in realtà, sono la Buona Notizia. La notizia bella, che riferisce fatti di umanità autentica e santa. Come cristiani, abbiamo ormai imparato quanto sia indispensabile conoscere e capire le esperienze di santità delle altre fedi e tradizioni. Non c’è dialogo senza questa conoscenza, perché il dialogo più profondo e autentico è proprio la condivisione delle esperienze di Dio. Ogni religione, del resto, propone una visione della storia nella quale si affermano il primato e la signoria di Dio. Gli esempi di santità sono innumerevoli: molti di più di quanti giorni ci siano in un calendario e di quanti effettivamente ne conosciamo perché emergono dalla storia e vengono narrati. Ogni religione racconta come Dio operi con la collaborazione che le sue creature, gli esseri umani, gli offrono: attraverso il coraggio e l’umiltà di essere santi. Enzo Bianchi, Stefano Femminis, Antonio Tarzia
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