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Norma Ledezma: "Sono tutte nostre figlie"
13 novembre 2012

Mia figlia Paloma Angelica Escobar, 17 anni, era studentessa di ragioneria e lavorava con me in una fabbrica maquiladora. Il 2 marzo 2003 scomparve da Ciudad de Chihuahua e 29 giorni dopo mi fu restituito il suo corpo senza vita, trovato in periferia. Non sono mai state chiarite le cause della morte, ma certamente era stata picchiata e ferita.
Nell’indagine sono stati compiuti molti errori: ad esempio è stata dimostrata la volontà di depistare le indagini mediante il tentativo di incolpare l’ex fidanzato di mia figlia, falsificando le prove, per dare l’opportunità a uno dei responsabili di fuggire. Così, finora, non è stato individuato alcun colpevole, né i funzionari corrotti sono stati adeguatamente puniti.
Da allora ho iniziato una battaglia per la giustizia, la mia vita non è stata più la stessa, né sarà mai più uguale a prima. Paloma era una ragazza straordinaria, amava i bambini e gli anziani, le piacevano gli animali, particolarmente i gatti. Il suo sogno era di essere sempre migliore, giorno dopo giorno. Ma non ha potuto realizzarlo perché l’impunità che regna nello Stato di Chichuahua, a causa di un governo incompetente e corrotto, non lo ha permesso.
Hanno ucciso la mia Paloma perché era donna, giovane, bella e povera, ma so che il suo sangue innocente un giorno servirà per condannare i suoi assassini. Da quando lei non c’è più, non riesco a festeggiare il 10 maggio (in Messico è la festa della mamma, ndt), né il Natale: era lei infatti che preparava l’albero, organizzava lo scambio di regali e si occupava della cena.
C’è in me un vuoto che niente e nessuno potrà riempire. Posso soltanto lottare poiché so che un giorno il «sole di giustizia» brillerà. Nella mia vita non c’è odio, perché il mio amore per Paloma e il dolore per la sua assenza sono talmente grandi che non resta nel mio cuore alcuno spazio per l’odio. In nome di Paloma continuerò a lottare per tutte le donne del mondo, per la loro libertà e il loro diritto a essere felici. So che lei mi accompagnerà in questa lotta permanente.
Io e altre madri che hanno perso le loro figlie ci siamo unite e abbiamo fondato l’organizzazione «Giustizia per le nostre figlie». Siamo donne umili, viviamo tutte nei quartieri popolari di Ciudad Juárez e Chihuahua, siamo lavoratrici con uno stipendio misero, la maggior parte di noi ha fatto solo le scuole elementari. Ciò che ci unisce è la sofferenza di avere perduto le nostre figlie e, spesso, l’angoscia di non sapere nulla di loro. Tutte siamo passate per lo stesso calvario. Alla disperazione e al dolore di avere perso una figlia, dobbiamo aggiungere il trattamento subito da parte delle autorità.
In questa lotta per la giustizia abbiamo avuto però l’appoggio di molti: artisti, poeti, intellettuali, insegnanti, filosofi, giornalisti, difensori dei diritti umani, avvocati, casalinghe, religiosi, venditori ambulanti, studenti. A tutti loro, uomini e donne, bianchi e indios, a tutti coloro che hanno marciato per le strade chiedendo giustizia e gridando «Tutte sono nostre figlie», a loro diciamo grazie.
Ogni mattina, quando apro gli occhi, chiedo a Dio che arrivi il giorno tanto sospirato, il giorno della giustizia. Perché tutte le colombe (il nome Paloma in spagnolo significa colomba, ndt) tornino al loro nido.

Norma Ledezma Ortega
Fondatrice dell’associazione Justicia para nuestras hijas
(pubblicato su Popoli, gennaio 2006)

© FCSF – Popoli