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Ogni giorno a Gerusalemme: su Popoli una nuova rubrica
7 gennaio 2013

Nel numero di gennaio di Popoli inizia la sua collaborazione il gesuita Stefano Bittasi (nella foto). Da pochi mesi ricopre un nuovo incarico, assegnatogli direttamente dal Superiore generale della Compagnia di Gesù: quello di direttore dei programmi di formazione dei gesuiti a Gerusalemme. Da lì ogni mese Bittasi (presente su twitter come @padrestefano) racconterà ai lettori di Popoli piccole grandi esperienze di vita quotidiana in una realtà tanto affascinante quanto complessa. Di seguito il suo primo articolo, i pezzi successivi saranno normalmente disponibili solo sulla versione cartacea.


IL TRAM COLORE ARGENTO

Da qualche mese vivo in una regione del mondo in cui la separazione dei popoli è oggetto di discussione continua. Ogni tanto ci si spara e si fanno esplodere bombe e missili. Ma ci sono anche piccole cose che vanno in un’altra direzione. Per esempio il tram!
Da poco più di un anno è infatti operativo a Gerusalemme un tram che taglia la città più o meno in diagonale, da sudovest a nordest. Cosa c’è di straordinario, direte voi... Se pensate che ci sono a Gerusalemme due reti di autobus, una ebraica (verde) e una palestinese (blu) e che, a eccezione degli stranieri che usano di volta in volta il mezzo a loro più comodo, nessuno sale se non sui «propri» autobus, si può capire come questo tram colore argento rappresenti un fatto di enorme importanza. È l’unico mezzo di locomozione della città sul quale capita di vedere tutti gli abitanti di Gerusalemme mescolati, anche se per brevi tratti. La linea tranviaria, infatti, attraversa praticamente tutti i territori della città (compresi quelli che Israele ha conquistato ai palestinesi con la guerra del 1967, così che la costruzione della linea tranviaria è stata persino oggetto di una risoluzione dell’Onu nel 2010) ed è senz’altro il mezzo più veloce per raggiungere sia il centro di Gerusalemme Est (palestinese), sia quello di Gerusalemme Ovest (israeliano).
Così, in un Paese in cui si discute se separare uomini e donne sugli autobus per il pericolo di un possibile contatto fisico, si trova questo moderno mezzo in cui, negli orari di punta, si trovano appiccicati (nel senso letterale del termine!) l’anziano palestinese con kefiah e baffoni bianchi e l’ultraortodosso ashkenazita con pantalone a mezza gamba e pastrano nero, la studentessa in minigonna e la donna araba velata, il turista con lo zaino ingombrante (neppure qui se lo tolgono mai, neppure con la ressa delle 8 del mattino...) e la mamma con carrozzina e quattro allegri e rumorosi marmocchi.
Si rimane senza parole. Ma certamente con gli occhi sgranati nell’osservare le espressioni non sempre gradevoli che i visi mostrano a causa di questa vicinanza obbligata. Eppure... risparmiare 25 minuti di cammino o di attesa di autobus che non arrivano mai (tutto il mondo è Paese!) pare motivazione sufficiente per superare ogni fastidio religioso o etnico. Chissà che la possibilità di convivere in questa città non passi anche attraverso un tram!

© FCSF – Popoli