Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Primo piano
Cerca in Primo Piano
 
Politica e giustizia, un duello indiano
29/09/2014

Ha suscitato grande scalpore in India la sentenza di condanna a quattro anni per il Primo ministro del Tamil Nadu, Jayalalithaa Jayaram, sentenza emessa il 27 settembre. Al termine di una vicenda giudiziaria durata 18 anni, la leader politica tamil si è vista confermare da una corte nel vicino Stato del Karnataka le accuse di corruzione relative al periodo del suo primo mandato come capo del governo tamil negli anni Novanta.

Da oltre vent’anni Jayalalithaa domina la politica del più grande Stato dell’India meridionale (72 milioni di abitanti), di cui è stata per quattro volte al vertice. Il suo partito, Aiadmk, ha una forte identità regionale dravidica e ha vinto in quasi tutti i collegi tamil nelle scorse elezioni federali al punto da essere oggi la terza forza parlamentare dell’India. La 66enne Jayalalithaa, in gioventù volto popolare del cinema locale, appare ritratta ovunque nel Tamil Nadu e gode di un vasto seguito che va oltre il suo ruolo politico.

Jayalalithaa si trova da due giorni in carcere a Bangalore. Molti suoi sostenitori sono scesi nelle strade a manifestare. Azioni di sabotaggio, ad esempio sui ripetitori, sono stati compiute a danno del Karnataka, considerato responsabile della decisione del tribunale. «Dopo l’annuncio della decisione del tribunale - racconta a Popoli.info una nostra collaboratrice che si trova nella città di Tiruchirapalli - tutto lo Stato è stato travolto da proteste. Sono stati bruciati autobus, bloccato il servizio di risciò, chiusi i negozi. I manifestanti tirano pietre, bruciano e calpestano fantocci del giudice, minacciano il suicidio se la loro leader andrà in prigione». Data la situazione di tensione a Chennai e nelle altre principali città, l’Unità di crisi del ministero degli Esteri, infatti, ha avvisato gli italiani presenti di evitare ogni spostamento non strettamente necessario.

La corte ha condannato altre tre persone insieme alla leader politica, che si è dimessa dall’incarico. Jayalalithaa ha ricevuto anche una pesante multa, ma può ancora ricorrere in appello anche se la sua carriera politica potrebbe essere al capolinea. Le accuse per corruzione (un tema sempre più caldo nell’arena politica indiana) si sono concentrate sul suo incarico di governo tra il 1991, quando il suo patrimonio ammontava all’equivalente di 250mila euro, e il 1996, termine del mandato, quando le rue ricchezze personali hanno raggiunto la cifra equivalente a quasi 8,5 milioni di euro.

Dal processo è emerso che Jayalalithaa possiede 78 proprietà e una serie di beni sproporzionati alle proprie entrate come capo di un governo statale. Il caso giudiziario si è trascinato per anni, tra accuse di strumentalizzazione politica, coinvolgimento dei partiti avversari, ricusazione della corte del Tamil Nadu. Il solo trasferimento del processo a una corte di Bangalore, nello Stato vicino, ha richiesto sei anni. Innumerevoli sono state le schermaglie tra il sistema giudiziario indiano e i difensori della leader politica che dal 2011 era tornata a capo del governo e che, come Chief Minister, intendeva avvalersi del legittimo impedimento per intralciare il processo.

Francesco Pistocchini

 

© FCSF – Popoli