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Popoli su iPad, il nuovo numero
15 aprile 2011
Da oggi è scaricabile gratuitamente il nuovo numero iPad di Popoli, con il meglio dei fascicoli di marzo e aprile, arricchiti da vari contenuti extra (clicca qui per accedere ad iTunes). Sul senso di questa sfida che ha portato Popoli a essere la prima rivista cattolica italiana a «sbarcare» su iPad interviene nel numero cartaceo di aprile il gesuita Antonio Spadaro, redattore di Civiltà Cattolica, fondatore di Bombacarta.com ed esperto di connessioni tra spiritualità, teologia e nuove tecnologie. Riportiamo di seguito il suo articolo.

Dalla fine di febbraio Popoli è su iPad. Si tratta di uno  «sbarco» naturale per una rivista di cultura internazionale abituata a navigare solcando incroci tra continenti. Il «continente digitale», come lo ha definito anche Benedetto XVI,  è chiamato sempre di più a integrarsi nella nostra vita di tutti i giorni. Le distinzioni tra on line e off line stanno diventando, ogni giorno di più, poco significative, se non addirittura impossibili. E questa integrazione passa necessariamente anche dalla disponibilità a essere curiosi e a usare ciò che l’intelligenza umana riesce a costruire.
Tra questi oggetti tecnologici troviamo l’iPad. Il successo di vendite di questo tablet è un dato culturale prima che commerciale. L’informazione e la formazione oggi passano attraverso i canali digitali, e grazie a oggetti che è possibile portare con sé con facilità perché leggeri e non ingombranti.
Nel momento in cui si usa un normale computer che cosa accade? Normalmente occorre sedersi e avere la precisa consapevolezza di volerlo utilizzare. Occorre accenderlo, attendere i tempi di avviamento, aprire un programma... L’uso di un Pc implica il superamento di una soglia precisa, cioè l’accensione e l’apertura dei programmi, un’intenzionalità specifica, e l’uso di strumenti «astratti», che ci fanno interagire con il «mondo» che sta «dentro» lo schermo.
Con l’iPad tutto questo cambia. I tempi di accensione sono del tutto irrilevanti, e così quelli di apertura dei singoli programmi. Non esiste poi nulla che mi separi dallo schermo: tutto si fa con le dita della mano, toccando lo schermo. Cambiano dunque radicalmente le modalità di approccio a un oggetto tecnologico e alla pratica del mondo digitale.
La relazione tra chi fa informazione e il pubblico evolverà anche in base all’innovazione dei mezzi sui quali questa relazione si sviluppa. Una sfida anche per gli editori, chiamati a trovare le soluzioni tecniche per portare l’informazione al pubblico. L’evoluzione alla quale stiamo assistendo è quella per cui le riviste stanno diventando non più solamente indirizzi web (e Popoli ha un suo sito ricco di materiali), ma «applicazioni» che gestiscono in autonomia le possibilità di fruizione dei contenuti.
Il concetto di applicazione cambierà, è possibile immaginarlo, il concetto stesso di «rivista». Questa forma specifica di pubblicazione unisce in se stessa sia i contenuti informativi sia il «programma» che ne permette la fruizione. Che cosa significa concretamente? Che alla testata giornalistica di Popoli corrisponde sull’iPad una icona con il suo logo. Toccandola appaiono sullo schermo i suoi contenuti informativi organizzati per sezioni e rubriche. Oltre a vari quotidiani, tutti i principali magazine (da Wired a Time, Newsweek a The Economist, per arrivare ad alcune testate italiane) hanno fatto questo passaggio. Popoli è la prima rivista italiana di ispirazione cattolica ad averlo compiuto, e speriamo sia seguita presto da altre.
L’«applicazione» di Popoli garantisce la forza della «testata», caratterizzandola e a suo modo proteggendola nel diluvio informativo digitale, da una parte; e dall’altra aprendola a un confronto grazie alla sua «voce» specifica, portatrice di valori cristiani nel mondo dell’informazione internazionale sin dal 1915. Si compie così un passo deciso che inserisce una rivista dal cuore antico nel cuore del rapporto vivo e quotidiano tra l’uomo e la tecnologia, che è espressione del suo spirito.

© FCSF – Popoli
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