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Risiera di San Sabba, memoria della Shoah in Italia
22 gennaio 2013
«Il sacrificio di centinaia di migliaia di persone non può essere stato vano. Questa tragedia non può essere dimenticata. Ricordatevi di ricordare». Così Nedo Fiano, scrittore italiano, ha terminato una lunga intervista rilasciata alla Rai sul dramma da lui vissuto ad Auschwitz. «Ricordare» è questa la parola d’ordine che gli ultimi sopravvissuti alla deportazione nazista vogliono trasmettere alle nuove generazioni. «Non dimenticare - ripetono – significa creare i presupposti affinché una simile tragedia non si ripeta mai più». Il compito del museo della Risiera di San Sabba a Trieste è proprio questo: mantenere viva la memoria dell’Olocausto. Ne abbiamo parlato con Francesco Fait, curatore del museo, in vista della Giornata della memoria della Shoah che si celebra il 27 gennaio.

«La Risiera – spiega – è stato il principale campo di concentramento, transito e sterminio italiano (altri campi di transito sorgevano a Fossoli e a Bolzano). È stato creato dai tedeschi nel 1943 in uno stabilimento abbandonato. Era una struttura relativamente lontana dal centro cittadino, ma ben collegata con la ferrovia e quindi con il porto. Nel 1944 fu dotata di un forno crematorio che poi venne distrutto nel 1945 dagli stessi tedeschi in fuga. Si stima che nella Risiera morirono tra le tre e le cinquemila persone. Ben maggior fu però il numero di persone che da qui passarono dirette ai campi di sterminio e, in particolare, a quello di Auschwitz-Birkenau».

Chi venne imprigionato in questo lager?
Nella Risiera passarono ebrei, ma anche molti partigiani italiani e sloveni. Chi non è di Trieste forse non sa che il campo venne utilizzato, non come luogo di sterminio, anche dopo la fine della guerra. Dal 1949 al 1965 vi furono ospitati i profughi che fuggivano dai Paesi dell’Europa dell’Est, allora retti da regimi comunisti. Anche questa è una memoria che non va dimenticata perché quei profughi erano vittime da dittature spietate.

Com’è strutturato il museo della Risiera oggi?
Chi visita la Risiera, oltre agli edifici dove venivano ammassati i detenuti, può vedere il nostro museo. In esso sono conservati oggetti e fotografie relative al periodo nel quale la Risiera ha funzionato come campo di concentramento nazista. Questi sono ospitati in una parte della struttura che è stata risistemata e inaugurata nel 1975. Negli anni successivi le associazioni degli ex deportati e singoli ex deportati hanno donato al museo altri oggetti non legati direttamente alla storia della Risiera: una teca con la terra di Auschwitz, alcune divise utilizzate dai prigionieri in altri lager, ma anche opere d’arte di artisti che hanno vissuto la deportazione.

Chi sono i visitatori del museo?
La maggior parte, circa il 70%, sono studenti che vengono qui in gita scolastica. Vengono in prevalenza dall’Italia, ma ci sono sempre di più scolaresche che provengono dall’estero. Il restante 30% è composto da turisti che inseriscono la visita nei loro tour nella città di Trieste. Ci sono anche visitatori che si recano a Trieste solo per vedere la Risiera. Di recente abbiamo ricevuto gruppi di ebrei statunitensi e canadesi che sono venuti appositamente per conoscere la storia di questo campo di concentramento.

Qual messaggio volete trasmettere a chi visita il lager?
La Risiera è un luogo complesso che rappresenta la memoria della deportazione, ma non solo. Qui, come abbiamo visto, passarono gli ebrei, ma anche i partigiani, i profughi dell’Europa orientale. Non è quindi semplice offrire al visitatore un messaggio. Ciò che ci preme maggiormente è che il quando esce dalla Risiera, il visitatore abbia compreso come questo lager fosse solo il segno più evidente di un percorso che, negli anni, ha portato a una graduale (ma costante) negazione dei diritti umani. La storia deve insegnarci che non si va a sbattere contro il male da un momento all’altro, ma ci si avvicina lentamente. La Risiera è nata nel 1943, ma la discriminazione verso gli ebrei e verso gli oppositori politici è nata ben prima. Le leggi liberticide del fascismo sono degli anni Venti, le leggi razziali del 1938. È stato un crescendo, oggi lo sappiamo e sappiamo anche quali sono i segni che ci dicono che ci stiamo avvicinando al male.

Come celebrerete la Giornata della memoria?
La giornata verrà celebrata con diverse iniziative in città. Qui alla Risiera la mattina del 27 gennaio si terrà una commemorazione alla quale parteciperanno le autorità civili insieme al vescovo di Trieste, al rabbino capo della comunità ebraica e a un archimandrita della chiesa ortodossa.
Enrico Casale

© FCSF – Popoli