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Siria, nuova aggressione alla comunità di Deir Mar Musa
6 agosto 2012
Ha subito una nuova aggressione la comunità del monastro di Deir Mar Musa, in Siria, fondata dal gesuita Paolo Dall’Oglio, espulso in giugno dal Paese insanguinato dalla guerra civile tra il regime di Assad e i suoi oppositori. La sera del 3 agosto una ventina di uomini armati e a volto coperto ha fatto irruzione in un terreno a circa 1,5 km all’antico monastero dicendo di cercare armi. Hanno rubato un centinaio di capre, un trattore e altri macchinari agricoli appartenenti alla comunità. Durante il furto del gregge i banditi hanno immobilizzato i due pastori che collaborano con i monaci, quindi li hanno portati come ostaggi verso le montagne, rilasciandoli poi in un luogo a due ore di cammino dal monastero. Nessun membro della comunità è stato aggredito. Già lo scorso febbraio uomini incappucciati avevano perlustrato il monastero, ma senza immediate conseguenze per i monaci e le monache, impegnati nel dialogo ecumenico e con l’islam e che vivono completamente disarmati. Anche in aprile alcuni banditi avevano rubato in un deposito a valle materiali del monastero per circa 12mila euro. «Dio è la nostra protezione - ci riferisce una nostra fonte nel monastero - e continuiamo a pregare. Ma in caso di pericolo possiamo chiuderci all’interno». L’edificio, che risale al VI secolo, fu costruito come una piccola fortezza in un’area montuosa e isolata a 17 chilometri da An-Nabk, a nord di Damasco. «Dall’accento potevano essere persone originarie di una zona di montagna dove a volte avvengono razzie di bestiame», osservano al monastero. Questo porterebbe escludere un movente politico o religioso dell’azione dei banditi. Certamente il generale clima di violenza che attraversa la Siria rende insicura la situazione anche a Mar Musa, dove i visitatori (pellegrini e turisti) si sono drasticamente ridotti: al momento dell’aggressione gli ospiti erano meno di una decina. I mezzi di sostentamento per i monaci e le famiglie che collaborano con loro sono perciò limitati e il furto del bestiame rende ancora più difficile la vita della comunità, conosciuta in Siria e all’estero per il suo impegno in favore dell’incontro e del dialogo fra le componenti religiose e culturali della società siriana.


© FCSF – Popoli