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La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
C’è ancora spazio per la riconciliazione in Siria oggi?

La risposta è chiaramente «sì». Tuttavia noi siriani dobbiamo lavorare nei nostri cuori per far sì che la riconciliazione sia il fine della nostra azione, sapendo che non esiste riconciliazione possibile senza il perseguimento di una democrazia pluralista e il rispetto dei diritti umani. Queste sono le basi su cui costruire l’armonia futura, attraverso il riconoscimento dei valori dell’altro.
Alcuni siriani che si battono per la rivoluzione hanno assunto con coerenza posizioni non violente nella loro resistenza nel corso degli ultimi diciassette mesi e hanno pagato un prezzo alto per la loro fedeltà a tale impegno. Devono mantenere il loro impegno non violento per favorire la riconciliazione nel Paese durante il processo di collasso e dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad.
La riconciliazione è anche parte dell’impegno dell’Esercito siriano libero, che si è espresso in modo chiaro e ufficiale in favore di una limitazione delle azioni che mettono a repentaglio i diritti umani. Ciò vale anche per azioni che hanno come bersaglio nemici che hanno agito contro la dignità umana del popolo siriano durante i passati quarant’anni, specialmente durante gli scorsi terribili mesi, e che saranno processati per i loro crimini. I soldati liberi siriani che mantengono questa promessa e rispettano la dignità umana a ogni condizione sono gli eroi che combattono per l’onore di un intero popoli, un intero Paese e per tutta l’umanità.
Non esiste contraddizione tra le azioni dell’Esercito siriano libero, quelle dei partiti rivoluzionari siriani contrari all’uso delle armi e le posizioni degli attivisti pacifisti. Tutti saranno protagonisti all’avvento della democrazia pluralista che avrà bisogno della partecipazione di tutti i cittadini leali e sinceri.
È evidente che questo profondo atteggiamento di riconciliazione è difficile e doloroso, specialmente per coloro che sono direttamente vittime della violenza. Tuttavia la giustizia ha bisogno di essere ristabilita attraverso equi processi garantiti internazionalmente e non con la vendetta personale. Tutti sono consapevoli che si stanno commettendo alcuni errori e che i crimini vanno puniti senza fare distinzioni tra chi li ha commessi. Naturalmente nella Siria libera che verrà avremo anche bisogno di riabilitare coloro che avranno fatto ricorso indiscriminato della violenza per raggiungere i propri obiettivi.
Riguardo al ruolo delle minoranze nella Siria del futuro, il Paese è una nazione di minoranze e tutte le persone sono decisive nel costruire la nuova Siria, a prescindere dalla fede, dall’etnia o dall’ideologia di ciascuno. Dobbiamo lasciarci alle spalle ogni colpa collettiva o il desiderio di addossare le responsabilità dei crimini di questo regime a un singolo gruppo, perché i criminali e le vittime di questi ultimi quarant’anni si trovano in tutti i gruppi etnici e religiosi.
Le donne e gli uomini della Siria libera, sia dentro sia fuori dal Paese, dovranno promuovere un dialogo per la riconciliazione «da siriano a siriano». La Siria unita per quale ci stiamo battendo sarà la patria di tutti noi, a prescindere dalle nostre appartenenze religiose, etniche e ideologiche. L’unità nell’armonia è il nostro obiettivo che modellerà un progetto di giustizia e di pace per la nazione araba e l’intera regione del Medio Oriente.
Trovandoci qui nella città di New York, chiediamo alle Nazioni Unite di lavorare a fianco del popolo siriano nella lotta per la libertà e l’armonia. Soldati delle Nazioni Unite provenienti da nazioni non allineate dovrebbero assumere la responsabilità diretta di proteggere i civili in pericolo in quelle parti del Paese dove avvengono massacri e dove il conflitto intercomunitario sta crescendo. Oggi c’è bisogno delle forze dell’Onu sul terreno che, insieme a promotori di pace disarmati provenienti da tutto il mondo, separino quei siriani che sono spinti dai nemici nella regione a uccidersi l’un l’altro.
Tale iniziativa darà forza al popolo siriano per consentirgli di ricostruire l’unità della Siria attraverso negoziati e garanzie internazionali per tutte le componenti di questa grande civiltà, una nazione che va preservata per il bene del mondo.
Che Allah abbia misericordia di tutti noi, così che possiamo avere misericordia gli uni degli altri!

(Traduzione dall'originale inglese a cura della redazione di Popoli)
 

© FCSF – Popoli, 9 agosto 2012