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Spese militari in calo, ma non troppo
16 aprile 2013
Nel 2012 le spese militari mondiali hanno fatto registrare una contrazione dello 0,5% rispetto all’anno precedente. Ad affermarlo è il rapporto annuale, reso pubblico il 15 aprile, dello Stockholm International Peace Research Institure (Sipri),il centro studi svedese che controlla i cambiamenti nelle spese per gli armamenti e i flussi di armi a livello internazionale. Nel 2012 la spesa mondiale per gli armamenti si attestava sui 1.753 miliardi di dollari, il 2,5% del Pil mondiale, di poco inferiore al  valore assoluto del Pil italiano.

Il leggero calo è stato causato, in larga parte, dalla riduzione delle spese militari da parte degli Stati Uniti e degli altri Paesi occidentali. Nel 2012, gli Usa hanno speso 682 miliardi di euro, con un calo del 6% rispetto al 2011. La riduzione, spiega il rapporto, è dovuta al taglio delle spese per i conflitti sul campo che sono scese dai 159 miliardi del 2011 ai 115 miliardi del 2012 (e probabilmente scenderanno a 87 miliardi nel 2013). Su questa riduzione ha pesato il ritiro dall’Iraq e quello parziale dall’Afghanistan. «È importante rilevare - spiega nel suo blog Francesco Vignarca, giornalista di Altreconomia ed esperto di armamenti - il fatto che gli Usa, per motivi di budget e per scelta dell’amministrazione Obama, abbiano visto cadere la loro spesa militare del 6% in termini reali nel 2012, ma va fatto anche notare che rispetto al 2001 gli Usa hanno comunque registrato una crescita totale di quasi il 70%».

Gli Usa non sono però i soli a ridurre la spesa militare. I cali maggiori sono quelli di Australia (-4%), Canada (-3,9%), Gran Bretagna (-0,8%) e Giappone (-0,6%). Queste riduzioni sono dovute in particolare ai tagli ai bilanci pubblici causati dalla crisi economica e finanziaria che ha colpito le economie occidentali. Va però notato che la crisi economica e finanziaria è iniziata nel 2008 e da subito ha prodotto tagli su altre voci di bilancio (welfare in particolare). Negli anni scorsi, la spesa militare ha invece continuato a crescere in maniera sostenuta, rallentando solo nel 2012.

E l’Italia? Il nostro Paese ha fatto registrare un drastico calo (-5,2%) della spesa. Nel 2012 il bilancio del ministero della Difesa si è attestato sui 34 miliardi, pari all’1,7% del Pil. Siamo però all’11° posto tra i Paesi con la più alta spesa militare al mondo. «Secondo il Sipri - conclude Vignarca - i 34 miliardi di euro stimati (probabilmente per difetto per motivi di cambio tre euro e dollaro) risultano un decremento rispetto al 2011. mentre i numeri ufficiali parlano di una continua crescita che sarà ancora maggiore nel 2013».
Se i Paesi occidentali stanno iniziando a tagliare le spese, c’è chi invece sta investendo nel settore. Il Sipri punta il dito contro Cina e Russia. In Cina il bilancio militare è cresciuto del 7,8% (166 miliardi di dollari). Pechino ha armato la sua prima portaerei e sta sviluppando un caccia invisibile ai radar che potrebbe impensierire gli americani. Mosca ha fatto registrare un +16% (90,7 miliardi di dollari) mettendo in in linea un migliaio di cacciabombardieri moderni oltre a navi d’assalto e sottomarini. L’Arabia Saudita ha investito nel settore 56,7 miliardi (l’8,9% del Pil), aumentando la spesa del 12%. Un incremento che si colloca in un complessivo aumento delle spese militari in Medio Oriente (+8,3%) e nel Nord Africa (+7,8%). L’incremento registrato nel Medio Oriente e in Nord Africa è significativo, anche se è ancora presto per capire se è legato o meno agli effetti della cosiddetta Primavera araba.

Anche Africa e America latina si ritagliano una fetta, seppure piccola, della spesa con rispettivamente il 2 e il 4% dell’ammontare complessivo. Si tratta di acquisti di armi da Paesi ricchi, considerato che non hanno una propria industria militare. In Sudamerica si sta registrando un vero e proprio boom legato all’esplosione dei costi, costi per mantenere la sicurezza interna, costi che sono quasi triplicati negli ultimi sei anni.

L’ultimo capitolo è quello dell’export. Se si guarda all’elenco degli esportatori, la classifica vede al comando ancora gli Stati Uniti con il 30% delle vendite mondiali di materiale d’armamento, poi la Russia al 26% seguita a distanza da Germania (7%) e Francia (5%). I migliori clienti sono i Paesi asiatici, che assorbono il 47% degli acquisti: in particolare, India, Cina, Pakistan, Corea e Singapore.
Nel settore dell’export i dati riguardanti l’Italia sono fermi al 2011. «Finmeccanica - conclude Vignarca - si assesta all’ottava posizione a livello mondiale con una produzione militare pari a circa il 60% del proprio fatturato, una quota molto alta per una azienda così grande e che mantiene un sistema di produzione ben differenziato. Nonostante le problematiche derivanti da tutti gli scandali, anche di natura processuale, del colosso italiano nel 2011 c’è stata una crescita minima del fatturato che per quanto riguarda la parte militare si attesta sui 14,5 miliardi. I contraccolpi degli errori e dei problemi aziendali si sentiranno maggiormente con i dati relativi al 2012».
Enrico Casale

© FCSF – Popoli