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Tagikistan: la «non pace» nel Pamir dimenticata dai media
11 ottobre 2012

Dopo la visita del 4 e 5 ottobre di Vladimir Putin in Tagikistan (foto), la situazione nella turbolenta regione del Gorno-Badakhshan rimane tutt’altro che chiara. Il presidente Emomali Rahmon aveva inviato a Khorog, il capoluogo della regione, le forze di sicurezza a seguito delle manifestazioni popolari per l’omicidio lo scorso agosto di un alto rappresentante locale del governo, Abdullo Nazarov. «Ora le forze governative hanno lasciato il centro della città», dice a Popoli.info Muhammad Wafa, di radio Ozodi, un’emittente locale indipendente, «Ma ci sono ancora militari nei dintorni e nel resto della provincia».

Le comunicazioni con la capitale e il resto del mondo rimangono difficili. Il Gorno-Badakhshan è una regione montagnosa del Pamir al confine con l’Afghanistan ed è collegato al resto del Paese e alla capitale Dushanbe da una sola strada che può facilmente essere bloccata isolando tutta l’area. I suoi abitanti sono in gran maggioranza musulmani sciiti della corrente ismailita. Per la prima volta dopo 15 anni dalla fine della sanguinosa guerra civile che ha dilaniato la repubblica centroasiatica, si sono verificati tra le forze ribelli e l’esercito governativo violenti scontri che hanno lasciato sul terreno decine di vittime. «Calcoliamo che i morti tra i civili siano almeno 70, comprese molte donne», ha detto Wafa, ma secondo la Bbc la cifra arriverebbe a 200. «L’esercito è intervenuto con violenza, ma le fonti ufficiali hanno riferito solo di generici scontri».
Durante gli scontri è stato ucciso il leader dell’opposizione Imomnazar Imomnazarov e il suo corpo trascinato in piazza, dove i soldati governativi avrebbero poi sparato sulla folla. «Gli episodi di violenza sono stati taciuti dai mezzi d’informazione che sono sotto il controllo del governo», ha detto Wafa, il che rende le informazioni incerte e frammentarie. Il timore è che la popolazione locale (circa 250mila persone di etnia pamira), spesso accusata di spalleggiare il fondamentalismo islamico, continui a soffrire nel silenzio dell’informazione internazionale. Il presidente Rahmon, al potere dal 1992, in visita nelle scorse settimane a Khorog, ha rifiutato ogni negoziato con il comandante locale Tolib Ayombekov e, pur offrendo l’immunità a tutti i ribelli, ha «chiesto alla popolazione di consegnare i comandanti “criminali”».

L’appello del presidente - accusato dalle organizzazioni internazionali di controllare con metodo autocratico un sistema corrotto che porta nelle tasche della propria famiglia gran parte delle ricchezze del Paese - non è casuale. Il Gorno-Badakhshan è infatti la regione più povera del più povero tra i Paesi dell’Asia centrale e la sua popolazione non chiede altro che di vedere migliorare le proprie condizioni di vita. Al di là delle mosse governative, il sospetto è che dietro gli assassini si celi una guerra per il controllo del traffico di stupefacenti attraverso il poroso confine con l’Afghanistan, saldamente in mano ai signori della guerra locali.
E la visita in Tagikistan del presidente della Russia, che ha forti interessi militari nella regione, ha distolto l’attenzione dalla zona calda del Paese.

Danilo Elia

© FCSF – Popoli