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Un virus conosciuto dal 1976, ma ancora senza cure
3 novembre 2014
L’ebola è un virus che causa una febbre emorragica ed è estremamente aggressivo per l’uomo. Il primo ceppo di tale virus è stato scoperto nel 1976 in epidemie simultanee in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo (allora Zaire). Quest’ultima epidemia è stata isolata in una regione in cui scorre il fiume Ebola, da cui poi ha preso il nome la patologia. Da allora il virus si è ripresentato periodicamente in varie nazioni africane: Repubblica Democratica del Congo (1977, 1995, 2007, 2008, 2012); Congo (2001, 2002, 2003, 2005), Gabon (1994, 1996, 2001, 2002), Sudan (1979, 2004), Uganda (2000, 2007, 2008, 2011, 2012).

I ricercatori sono riusciti a isolare cinque ceppi del virus, di cui quattro sono letali. Il virus può essere contratto sia dall’uomo sia dagli animali, verosimilmente (ma non c’è prova scientifica) le epidemie di ebola si sono scatenate proprio attraverso il contatto dell’uomo con animali infetti (pipistrelli, gorilla, antilopi, ecc., nella foto). Chi contrae la malattia manifesta i sintomi influenzali: febbre, debolezza, dolori.

Successivamente compaiono
anche vomito, diarrea, sfoghi cutanei, sanguinamenti, mal funzionamento epatico e renale. Il tasso di mortalità varia a seconda dei ceppi tra il 25 e il 90%; nella recente epidemia la mortalità si sta attestando intorno al 60% dei pazienti colpiti. Attualmente non esiste un vaccino. Alcuni sono in fase di sperimentazione. Prima che vengano messi in commercio dovrà però trascorrere del tempo affinché la ricerca sia conclusa e sia avviata una produzione a livello industriale. Oggi i malati vengono immediatamente ricoverati in reparti di isolamento e sottoposti a una terapia di supporto che prevede l’idratazione del paziente, un’alimentazione adeguata e la somministrazione di antibiotici in caso di infezioni. Questa terapia di per sé non cura il paziente, ma gli può permettere di sviluppare quegli anticorpi necessari per combattere la patologia.
e.c.
© FCSF – Popoli
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