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Web, un "picchio" per aggirare la censura
8 marzo 2012
Qualche anno fa Reporters sans frontières ha pubblicato un Handbook for bloggers and cyber-dissidents, per offrire a chi voglia proteggersi da eventuali censure consigli su come realizzare un blog, pubblicizzarlo e fargli acquistare credibilità. In quell’occasione veniva citato uno strumento originale che si ispirava a un progetto artistico per liberare l’informazione in quei luoghi dove, come in Cina, il governo tiene strette le maglie del controllo.

Ispirandosi al concetto di orizzonte dell’immaginazione - ciò che si immagina non è necessariamente il mondo stesso - Christoph Wachter e Mathias Jud (nella foto, sulla Grande Muraglia) hanno trovato il modo di aggirare le muraglie della censura con il loro Picidae Project . Il principio è abbastanza semplice. Un firewall impedisce di aprire siti web censurati a causa della presenza di determinate parole nel contenuto o perché l’intero sito è bloccato, ma se invece si accede a un pici-server (il server creato da Wacther e Jud) ci si trova davanti a un campo di modulo che chiede di inserire un indirizzo web. Il pici-server quindi crea un’immagine di quel sito e la restituisce all’utente. Per navigare attraverso quell’immagine, il pici-server analizza il sito web e applica i link alle mappe-immagine, rendendo le pagine «cliccabili» e restituendo così l’accesso al sito originale. Il nome scelto è evocativo: picidae è il nome latino del picchio e Mauerspechte, «picchi del muro», vennero chiamati i primi che aprirono buchi nel Muro di Berlino per cogliere immagini oltrecortina.

E proprio Berlino è stata la prima tappa del «Viaggio ai confini di Internet» in cui Wachter e Jud hanno lanciato il loro progetto, per poi arrivare in Cina dove sono riusciti in più occasioni a infrangere le restrizioni governative. Ben presto il sistema si è allargato a Europa orientale, Paesi arabi e Sudamerica. Aprendo nuove prospettive al modo di intendere la rete in culture chiuse e censurate, ben lontane dal concetto di libertà assoluta oggi messo in discussione anche in Occidente.
Antonio Sonzini
antonio@sonzini.it
 
© FCSF – Popoli
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