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«Astalli»: perché trasferire i rifugiati a Sigonella?
Dura presa di posizione del Centro Astalli di Roma (sede italiana del Jesuit refugee service) contro il progetto del ministero degli Interni di concentrare duemila richiedenti asilo, oggi residenti nei Cara, nell’ex villaggio della base Usa di Sigonella (Ct).

Data: 
11 marzo 2011
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Mons. Martinelli: Gheddafi non lascerà facilmente
Mons. Giovanni Martinelli è il vescovo di Tripoli. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per chiedergli notizie sulla situazione in Libia.
«Questa mattina, dopo il discorso di Muhammar Gheddafi di ieri sera, la situazione a Tripoli, dove vivo, è tranquilla. Non si notano grandi movimenti nelle strade e nelle piazze. Sono uscito tranquillo in macchina per andare a celebrare la messa in un convento di suore a 10 chilometri dalla città. Non penso che questa tranquillità sia il segno della fine di questa rivolta, anche perché gli incidenti più gravi solitamente si verificano nella notte. Questa mattina comunque sono buone anche le notizie che arrivano dalla Cirenaica, la regione che per prima è stata investita dalla sommossa».

Quali notizie ha da Bengasi e dalla Cirenaica?
Ieri e oggi mi sono giunte notizie tranquillizzanti sia da Bengasi sia dalle altre città della Cirenaica. I libici hanno dimostrato di sapere essere solidali tra di loro, ma anche con i religiosi cattolici. Negli ospedali di Bengasi lavorano molte suore (la metà circa è di origine italiana) che vengono aiutate e protette dai colleghi libici. È un aspetto positivo nel cuore degli sconvolgimenti che stanno interessando la regione. A Bengasi e in tutta la Cirenaica le autorità (e in particolare la polizia) sono ormai fuori gioco e non possono più fare assolutamente nulla. Abbiamo chiesto aiuto alla polizia affinché proteggessero la nostra chiesa e i nostri religiosi. Ci hanno risposto che non potevano aiutarci. Abbiamo fatto allora appello alle autorità islamiche e alla Mezzaluna rossa. Qui abbiamo trovato una mano tesa e un aiuto incondizionato. Lo ripeto, questo è positivo.

Qual è la situazione politica in Cirenaica?
Dalle notizie che mi arrivano, posso dire che la situazione si è tranquillizzata. Non ci sono più scontri. Ma mi è stato detto anche che nelle città si sono create delle forme di governo indipendente, che non prendono più ordini da Gheddafi e dai suoi collaboratori.

Teme forti ritorsioni da parte del regime?
In Cirenaica non so che cosa il regime possa fare di peggio. La repressione delle manifestazioni è stata violentissima ed è stato sparso moltissimo sangue, anche di innocenti. Quindi non riesco a immaginare quali altri interventi e quale altra violenza possa mettere in campo il regime. In Tripolitania e a Tripoli la situazione è diversa. Qui i manifestanti hanno cercato di attaccare i simboli del potere ma, finora, sono stati respinti.

A suo parere Gheddafi resisterà fino alla fine anche a costo di un bagno di sangue?
Conoscendo un po’ il suo carattere, mi sento di dire che Muhammar Gheddafi è un uomo deciso. Dal suo discorso di ieri sera non traspare la voglia di lasciare il Paese in mano ai rivoltosi. C’è in lui un certo orgoglio che gli deriva dalla sua origine beduina, un popolo determinato e orgoglioso. Gheddafi pensa che il Paese sia suo. Ovviamente non è suo, ma va detto che la Libia di oggi è, in gran parte, una sua creatura. Non credo quindi che sarà facile convincerlo a lasciare le redini del potere. Io spero che si trovi una qualche forma di dialogo tra lui e i giovani per trovare una soluzione alle loro rivendicazioni. A questo punto, viste anche come si sono messe le cose, una mediazione è molto difficile. Nulla però va lasciato di intentato. Io busserei alla sua porta e gli chiederei di venire incontro alle esigenze di questi giovani che chiedono solo di poter godere di un avvenire più sereno.

In Italia giungono notizie sulle difficilissime condizioni in cui vivono gli immigrati eritrei ed etiopi. Cosa ci può dire in merito?
Le comunità eritrea ed etiope sono molto vicine alla Chiesa cattolica e la Chiesa è molto vicina a loro. Molti di loro sono ortodossi e si riuniscono nella nostra chiesa. Noi cerchiamo di aiutarli anche materialmente offrendo assistenza, cibo, vestiti. Cerchiamo da sempre di aiutarli a fare le pratiche per poter andare in Europa o in America. Sono veramente gli «ultimi» della nostra comunità e noi non vogliamo abbandonarli. A loro non si può dire di tornare in patria perché là rischierebbero di essere torturati o, addirittura, uccisi. L’Italia, per motivi storici e umanitari, dovrebbe curarsi in modo particolare di questi eritrei ed etiopi. Ma finora non è stato fatto molto.
Enrico Casale

Data: 
23 febbraio 2011
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Bangkok non è un porto sicuro
La capitale thailandese è il crocevia turistico in Asia orientale, ma non un luogo ospitale per chi fugge da persecuzioni e violenze. Le storie di ahmadi e tamil aiutati dai gesuiti.

Data: 
24 febbraio 2011
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Nepal, i cristiani sperano nel nuovo governo
Dopo sette mesi di stallo, lo Stato himalayano ha un governo che dovrebbe portare alla promulgazione della Costituzione. Un commento di Antony Sharma, gesuita e unico vescovo cattolico del Paese.

Data: 
17 febbraio 2011
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Bonanate: «Le "mie" suore, due volte donne»
Il 24 febbraio, a Milano, presentazione del libro Suore, vent’anni dopo, di Mariapia Bonanate con prefazione di Dacia Maraini. Con l’autrice intervengono don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, Marina Salamon, imprenditrice, Umberto Ambrosoli, avvocato. Anticipiamo l’intervista alla Bonanate che esce a marzo su Popoli.

Data: 
17 febbraio 2011
Tag: 
Un Convegno a Milano
Data: 
17 febbraio 2011
Tag: 
Mons. Ramazzini: la mia America desaparecida
Vuole una nuova Pentecoste per una Chiesa latinoamericana che fatica a dialogare con la cultura attuale, chiede agli Usa una legge più «umana» sull’immigrazione, risponde a chi lo accusa di fare politica perché combatte le multinazionali: intervista di Popoli.info ad Alvaro Ramazzini, vescovo di San Marcos (Guatemala).

Data: 
17 febbraio 2011
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I gesuiti italiani hanno un nuovo sito
È online www.gesuitinews.it , sito della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù dove è possibile trovare informazioni sui gesuiti in Italia e Albania e notizie sulla Compagnia nel mondo.

Data: 
15 febbraio 2011
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Laity Near the Top?
In un editoriale che sta facendo discutere negli Usa (e non solo), la rivista dei gesuiti America avanza alcune proposte per rispondere alla frequente critica fatta alla Chiesa di essere «un’istituzione clericale e tutta al maschile»: si suggerisce ad esempio una riorganizzazione degli uffici diocesani in modo che i laici - uomini e donne - rappresentino almeno il 50% o la creazione di una sorta di Consiglio internazionale dei laici che affianchi il Collegio cardinalizio. «Per trasformare - scrive America - questa sorta di “club per soli uomini” in una Chiesa che assomigli di più a quel “popolo di Dio” delineato nel Concilio Vaticano II. America (USA), 21 February 2011.

 

http://bit.ly/gGP7Gi

 

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Ieri anglicani, oggi cattolici: un passaggio delicato
Al di là delle congetture su quali e quanti vescovi e congregazioni si sposteranno nella Chiesa di Roma, per anglicani e cattolici quello che sta avvenendo è un’occasione preziosa per riflettere sul modo in cui le Chiese si rapportano
Fascicolo: 
febbraio 2011
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