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Boko Haram, l'offensiva dei talebani africani
13 gennaio 2012
Il loro vero nome è «Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad» («Popolo impegnato a diffondere gli insegnamenti del profeta e il Jihad»), ma tutti ormai li conoscono come Boko Haram («Vietata l’educazione occidentale»). Il gruppo, nato nel 2002, si ispira al movimento afghano dei talebani e propugna una visione radicale dell’islam che nega ogni «contaminazione» con la cultura occidentale e, soprattutto, con il cristianesimo e con l’islam moderato. Dal punto di vista storico si ricollega ai gruppi islamici radicali che all’inizio del XIX secolo si opponevano ai colonizzatori inglesi e francesi e che invitavano i propri aderenti a non mandare i figli nella scuole europee, ma nelle madrase (scuole religiose islamiche).

 Attualmente, i servizi segreti occidentali (quelli statunitensi in particolare) hanno segnalato collegamenti con le cellule di al-Qaeda attive nel Maghreb (Algeria, Mali, Mauritania, Niger). Boko Haram è diventato operativo sul piano «militare» solo nel 2009 organizzando una serie di attentati contro stazioni di polizia ed edifici pubblici a Maiduguri (Nord-Est della Nigeria). La repressione da parte del governo centrale è stata durissima e ha portato all’uccisione di centinaia di sostenitori della setta, compreso il leader Mohammed Yusuf (giustiziato dopo la cattura e un interrogatorio sommario). Dopo un periodo di sbandamento, Boko Haram si è riorganizzato e nel 2010 e è tornato a organizzare attentati. Nel 2011 hanno destato scalpore l’attacco alla sede Onu di Abuja (26 agosto) e alla chiesa di Santa Teresa (a Natale). Lo scorso anno sarebbero rimaste vittime della violenza integralista 500 persone.

Il 2 gennaio il gruppo fondamentalista ha poi lanciato un ultimatum: se entro tre giorni i cristiani non avessero abbandonato i territori del Nord, a maggioranza islamica, sarebbero ripresi gli attentati. E, infatti, il 5 gennaio, il giorno in cui è scaduto l’ultimatum, un commando ha assaltato una chiesa a Gombe, nel Nord- Est della Nigeria. L’8 gennaio poi sono stati ammazzati altri tre cristiani nei pressi di una chiesa della località di Biu, nel nord del Paese. È salito così il bilancio delle morti: solo nel periodo dal 25 dicembre al 12 gennaio sono infatti state uccise altre 80 persone.

Il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha detto che le violenze attribuite al gruppo islamico Boko Haram sono «peggiori» della guerra civile degli anni Sessanta a causa della loro imprevedibilità e ha affermato che Boko Haram godrebbe di «complicità politiche ad alto livello» anche nel suo stesso governo (senza però fare nomi). Lo stesso presidente, che prima degli attentati di Natale si era detto disposto a trattare con i terroristi, ha annunciato una repressione dura, decretando lo stato di emergenza nel Nord.
Enrico Casale

© FCSF – Popoli