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Calcio africano, una fucina di talenti
20 gennaio 2012

Domani, 21 gennaio, prende il via la Coppa d’Africa, la massima competizione calcistica continentale per nazioni. La manifestazione sarà ospitata dalla Guinea Equatoriale e dal Gabon, due Paesi resi benestanti dalle risorse petrolifere, ma governati da regimi non democratici. Al via 16 squadre, con tre team debuttanti: la stessa Guinea Equatoriale, il Botswana e il Niger. Tra i giocatori, 184 militano in società che giocano nei campionati europei (8 giocano nel campionato italiano). Ma qual è il livello del calcio africano rispetto a quello mondiale? Lo abbiamo chiesto a Massimo Franchi, giornalista di Tuttosport, esperto di football internazionale.

Fino ai Mondiali del 1982, con l’affermazione del Camerun come squadra di ottimo livello, il calcio africano era considerato la cenerentola del football mondiale. Da allora quale evoluzione ha avuto il movimento nel continente?
In realtà, è l’Italia che solo nel 1982 si è accorta del calcio africano. Nei fatti, il football africano è sempre stato una fucina di talenti. Già negli anni Cinquanta e Sessanta, le nazioni che avevano colonie in Africa attingevano a piene mani dal continente per accaparrarsi campioni. Il caso di Eusebio, mozambicano e stella di prima grandezza del Benfica e della nazionale portoghese, è solo la punta dell’iceberg. Ricordo forti giocatori congolesi nelle squadre belghe o ugandesi nelle formazioni britanniche. E, sulla loro scia, negli ultimi anni sono arrivati in Europa campioni come l’ivoriano Didier Drogba (nella foto) e il camerunese Samuel Eto’o. E nei prossimi anni ne arriveranno altri. Si parla molto bene dell’ivoriano Seydou Doumbia o del tunisino Oussama Darragi.

Che cosa manca al calcio africano per affermarsi definitivamente sulla scena internazionale?
Intanto va detto che i talenti che nascono in Africa sono il frutto di un movimento calcistico molto ampio. In Africa il football è diffusissimo. Chi ha avuto l’occasione di viaggiare nel continente non può non essersene accorto. Detto questo, per affermarsi a livello mondiale all’Africa mancano quattro elementi. Innanzitutto le strutture: non ci sono centri sportivi attrezzati né stadi accoglienti. In secondo luogo, è deficitaria l’organizzazione del calcio. Squadre, federazioni nazionali e federazione continentale non sono all’altezza di quelle europee e sudamericane: troppa confusione e troppi interessi politici. In terzo luogo, mancano dirigenti e tecnici sportivi preparati. C’è ancora troppa incompetenza, forse dovuta alla scarsa formazione di base delle classi dirigenti africane. Le più forti compagini nazionali (quelle cioè che hanno ottenuto buoni successi a livello internazionale) sono poi dirette da selezionatori europei o sudamericani. Lo stesso vale per i club. Infine, mancano i soldi. Gli sponsor sono pochi e scarse sono anche le entrare legate ai biglietti di ingresso negli stadi.

Così non si corre il rischio di vedere il calcio africano «scippato» dei migliori talenti da parte dei team europei e sudamericani?
Non lo vedo come un rischio, ma come un’opportunità. L’Africa fa crescere i propri talenti e poi li vende in Europa e in Sudamerica. In questo modo, riesce a ottenere nuove risorse per far crescere nuovi campioni. Non stupiamoci di questo. È un sistema che, tuttora, è adottato dalle squadre brasiliane e argentine. Che pure sono formazioni di altissimo livello.

Il calcio africano potrà ottenere buoni risultati in futuro?
Il calcio africano ha già ottenuto ottimi risultati. Faccio solo due esempi. Nei Mondiali del 2010 in Sudafrica, il Ghana non è riuscito a entrare nelle semifinali perché ha sbagliato un rigore contro l’Uruguay. Se lo avesse realizzato, sarebbe entrato nel gotha delle prime quattro squadre al mondo. E se lo sarebbe meritato per l’organizzazione di gioco espressa. Due anni fa, poi, nel mondiale di calcio per club il T.P. Mazembe, formazione congolese, è riuscito a sconfiggere i portoghesi dell’Internacional di Porto Alegre e arrivare in finale. Per il Brasile  è stato un’onta inimmaginabile. Per i congolesi un trionfo al di là di ogni aspettativa. E questo successo è ancora più sorprendente rispetto a quelli delle nazionali. Perché se le nazionali africane possono far giocare i campioni che militano nei campionati europei e sudamericani, il T.P. Mazembe ha ottenuto questo ottimo risultato schierando solo i campioni locali.
Enrico Casale

© FCSF – Popoli
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