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Egitto, la sharia entra nella Costituzione
30 novembre 2012
Morsi va dritto per la sua strada: nessun dialogo con l’opposizione laica, indifferenza totale nei confronti delle manifestazioni di piazza, nessuna marcia indietro nell’avocazione a sé dei poteri in campo giudiziario. Anzi, il presidente dell’Egitto rilancia, accelerando il processo di approvazione del nuovo testo costituzionale da parte dell’Assemblea costituente. Ieri è stato approvato l’articolo 2. Si tratta di uno dei punti più controversi della nuova Carta fondamentale perché definisce la sharia (la legge islamica) come «principale fonte della legislazione egiziana». In realtà, il testo di questo articolo non è nuovo. Fu introdotto nel 1971 da Anwar Sadat per ottenere l’appoggio degli islamisti nella battaglia politica contro la sinistra nasseriana. Alla morte di Sadat, Hosni Mubarak non osò cancellare la norma. Una norma sempre contestata dalle minoranze, in particolare quella cristiano copta (10% della popolazione egiziana), che hanno sempre visto in essa il riconoscimento del predominio della fede islamica sul Paese.

Se però si va in profondità nell’analizzare il voto dell’Assemblea costituente (che, dopo l’«aventino» dei rappresentanti laici e cristiani, è ormai dominata dai Fratelli musulmani e dai salafiti) non si può non notare come esso sia in realtà un’operazione pragmatica più che ideologica. Morsi e i Fratelli musulmani non hanno fatto nient’altro che confermare un dettato costituzionale già esistente e che non spaventa più di tanto la comunità internazionale. Anche perché l’articolo 2 considera la legge islamica solo come una «fonte» del diritto. Sotto questo profilo la Fratellanza musulmana è riuscita a contenere le spinte intransigenti del movimento salafita che chiedeva un’applicazione rigorosa e letterale della sharia.
Gli stessi cristiani, pur continuando a contestare l’articolo 2, sanno che proprio la sharia garantisce loro, in quanto gente del Libro, di essere «protetti» come comunità.

Morsi quindi continua a procedere per la sua strada. Convinto com’è che le proteste nel breve periodo scemeranno e la comunità internazionale non lo abbandonerà. I prossimi mesi ci diranno se la sua politica è corretta.
Enrico Casale
© FCSF – Popoli
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