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L'esperienza dei movimenti ecclesiali
15 ottobre 2013

Anche i movimenti ecclesiali inviano famiglie in missione. I numeri non sono paragonabili a quelli dei laici fidei donum, ma il fenomeno è vivo. «Fin dal 1943, quando Chiara Lubich fondò il movimento dei Focolari - spiega Raimondo Scotto -, le nostre famiglie si sono recate in missione. In settant’anni ne sono partite 220 e, attualmente, nel mondo 840 nuclei hanno offerto la disponibilità a lasciare il loro Paese per trasferirsi all’estero. Ogni partenza è frutto di un discernimento attento che prende in considerazione diversi fattori».

In primo luogo il lavoro: chi va all’estero deve poter trovare un lavoro nella località in cui andrà a vivere e deve avere un’occupazione quando rientrerà. «Il lavoro - continua Scotto - è fondamentale perché da esso dipende il mantenimento della famiglia. Ma valutiamo anche che il trasferimento non mini l’unità del nucleo famigliare mettendone in crisi gli equilibri».

I focolarini vengono chiamati dai vescovi locali oppure si spostano per dar vita o sostenere una comunità all’estero. Le mete sono le più disparate: dai Paesi del Sud del mondo alle nazioni europee. «Recentemente una famiglia polacca si è trasferita in Islanda chiamata dal vescovo - conclude Scotto -, ma abbiamo nuclei un po’ in tutto il mondo: Turchia, Pakistan, Angola, Zambia, ecc. La durata dei soggiorni va da pochi mesi ad alcuni anni».

Anche le famiglie di Comunione e Liberazione fanno esperienze all’estero. Sono pochi nuclei (3-4) all’anno che vanno a seguire progetti di cooperazione. «Sono coppie giovani con bambini piccoli oppure coppie già avanti con l’età con figli grandi - osserva Maria Teresa Gatti dell’Avsi, Ong che si ispira agli ideali di Cl -. Possiedono forti professionalità (ingegneri, medici, infermieri, ecc.) e solitamente non hanno problemi di lavoro quando rientrano». Come nel caso dei focolarini, i ciellini hanno un legame stretto con la comunità religiosa di appartenenza (diocesi e parrocchia), ma non partono in missione come fidei donum laici.

Dal 1986 anche il Cammino Neocatecumenale invia famiglie all’estero per aiutare i vescovi locali o per fondare nuclei del movimento nei Paesi del Sud del mondo. «Le famiglie - spiegano i responsabili - danno la loro disponibilità per andare in qualunque parte del mondo, in modo gratuito, nella precarietà e confidando nella Provvidenza. Ricevono la destinazione in appositi convegni. In 27 anni sono partite oltre 800 famiglie».

Enrico Casale

© FCSF – Popoli