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ROMA/ L'integrazione non è un timbro
2 maggio 2012
«Quando ero in Afghanistan mi ripetevo: in un anno parlerò l’italiano benissimo! E invece non è stato così. In realtà il problema non è tanto imparare la lingua, ma è la nostra situazione che fa diventare difficile ogni cosa». Esmat vive a Roma da alcuni anni e oggi può essere soddisfatto della sua padronanza della lingua, che lo sostiene nel difficile percorso di rifugiato. Ha seguito diversi corsi organizzati da realtà del volontariato: queste iniziative non mancano, specialmente nella capitale, ma sono molto frammentarie. Per migliorare il coordinamento e condividere una riflessione sul tema dell’insegnamento dell’italiano, anche in dialogo con le istituzioni, è nata nel 2009 la Rete Scuolemigranti.

Questo coordinamento riunisce le principali scuole di italiano per migranti, operanti all’interno delle associazioni di volontariato e del privato sociale del Lazio. Caratteristiche delle scuole aderenti sono la gratuità dei corsi e la finalizzazione all’integrazione sociale e all’esercizio dei diritti fondamentali. Ma altri elementi distintivi, altrettanto importanti, sono la cura nell’accoglienza, l’approccio olistico ai problemi del singolo, l’attenzione specifica alle persone con particolari carenze di istruzione o comunque svantaggiate.

Oggi le realtà della rete sono oltre 70 e operano in tutta la città di Roma, sul litorale laziale, nelle province di Latina, Frosinone e Viterbo. Sono molto variegate: si va da enti di antica esperienza come la Caritas o il Centro Astalli, ad associazioni «laiche» come la Casa dei diritti sociali e Asinitas. Non mancano enti para-istituzionali, come alcune biblioteche comunali, e c’è anche una notevole proliferazione di realtà più piccole, ma molto motivate. Tutte condividono l’idea di fondo di intendere l’insegnamento della lingua anche e soprattutto come strumento di accoglienza e di integrazione, spesso in concomitanza con attività e iniziative tese alla condivisione, all’amicizia e allo scambio culturale reciproco.

Tra giugno 2010 e maggio 2011 le scuole della Rete hanno registrato 9.959 iscritti, di cui 9.563 nella sola area urbana di Roma. Nello stesso periodo, i Centri territoriali permanenti (Ctp) di Roma hanno accolto 6.307 iscrizioni, con un calo di oltre 800 unità rispetto all’anno precedente. È un dato che fa riflettere: proprio nel momento in cui la nuova normativa richiede ai migranti il requisito della competenza linguistica per il rinnovo del permesso di soggiorno, a fronte di una domanda in continua crescita, l’offerta formativa pubblica si contrae.

La Rete Scuolemigranti nell’ultimo anno ha lavorato per migliorare il contributo del volontariato al tema dell’integrazione dei cittadini stranieri, in un momento in cui l’incertezza legata a nuovi provvedimenti normativi rischia di penalizzare ulteriormente i più deboli e disorientati, già provati dalla crisi economica. Restano intatte, peraltro, le critiche espresse dalla Rete all’integrazione intesa come punteggio: ben altri sono l’approccio e la valenza della didattica promossa con costanza, fantasia e competenza dagli oltre 500 volontari coinvolti.

Rosa, una giovane donna peruviana, racconta così la sua esperienza: «Venire a scuola due volte alla settimana è stata una liberazione. Sentivo di fare finalmente qualcosa per me, avevo una ragione per uscire, delle persone con cui parlare. Ho conosciuto tante ragazze che vivono nella mia situazione e siamo diventate molto amiche. Oggi posso dire di avere una nuova famiglia. Frequentare questo corso è stata la più bella esperienza che ho fatto in Italia. Non solo ho imparato tante cose utili, come orientarmi tra i moduli di un ufficio postale o prenotare una visita medica, ma ora che conosco meglio la lingua italiana mi sento molto più sicura, più forte, non ho più paura ad uscire da sola e sto cominciando a conoscere meglio anche la città».
L’unica sicurezza sostenibile è quella che affonda le sue radici nell’accoglienza e nella fiducia reciproca.
Chiara Peri
© FCSF – Popoli