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Scuole di italiano per stranieri, l'Abc dell'integrazione
2 maggio 2012
Tra i servizi offerti dalle associazioni di volontariato, l’insegnamento dell’italiano agli stranieri è forse il più diffuso e si può ormai definire «strutturale». Per fare un solo esempio, una ricerca del Centro servizi per il volontariato di Roma ha censito nel 2009 circa 6mila studenti nelle scuole gestite da volontari nella capitale, a fronte dei 6.500 iscritti presso i Centri territoriali permanenti (Ctp, le scuole statali per adulti). È facile prevedere che, a Roma come nel resto del Paese, nei prossimi mesi la frequenza nelle strutture del Terzo settore supererà quella dei corsi statali. Questi infatti appaiono insufficienti per soddisfare l’aumento della domanda dovuto all’entrata in vigore dell’Accordo d’integrazione.

Dallo scorso 10 marzo questa disposizione di legge ha reso obbligatorio per i migranti l’apprendimento della lingua italiana: entro due anni dalla richiesta del permesso di soggiorno, questi devono attestare la loro conoscenza dell’italiano mediante una certificazione formale. Il livello minimo richiesto corrisponde all’A2 del Quadro comune europeo e può essere certificato solo da quattro enti in Italia: la Società Dante Alighieri, l’Università Roma Tre e i due atenei per stranieri di Perugia e di Siena. È possibile anche effettuare un test gratuito presso le prefetture, o frequentare un corso completo in un Ctp.

Molte associazioni già da tempo si sono preparate per ridurre l’impatto dell’Accordo d’integrazione, sia nei confronti degli immigrati, molti dei quali non hanno le risorse economiche e/o linguistiche per sostenere i test di certificazione, sia - indirettamente - sulle strutture pubbliche, impreparate a soddisfare la maggiore domanda di corsi «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica», come imposto dalla legge. Infatti, stipulando convenzioni con gli enti certificatori, con le prefetture o i Ctp, le scuole del non profit permettono ai migranti di sostenere i test per la certificazione a costi accessibili o in modo gratuito.

Il mondo delle scuole del volontariato è molto variegato, caratterizzato da una molteplicità di metodi d’insegnamento, modalità organizzative, ispirazioni, stili di relazione, come ci raccontano le quattro esperienze che, in un ideale viaggio dal Nord al Sud Italia, riportiamo nelle pagine successive.

Ci sono però alcune qualità comuni che rendono i corsi particolarmente richiesti e frequentati. L’insegnamento spesso parte da un livello elementare, anche di alfabetizzazione, per non precludere l’accesso a nessuno: molti stranieri, infatti, hanno avuto un’esperienza scolastica molto breve se non nulla. Inoltre c’è una cura particolare per l’accoglienza: si cerca di provvedere anche alle altre necessità della persona, oltre a quelle linguistiche, e così la scuola diventa un punto di riferimento, una tappa obbligata e fondamentale verso l’integrazione.

In questo servizio, sempre più urgente e necessario, ci sono il desiderio e la capacità della società civile di rendersi parte attiva e responsabile nei processi di trasformazione che stanno caratterizzando il nostro Paese e di cui l’immigrazione è forse l’aspetto più visibile e spesso a torto demonizzato. Chiunque abbia fatto esperienza di insegnamento della lingua italiana ai migranti, infatti, sa bene quale impegno carico di speranze e difficoltà viene profuso nell’apprendimento della nostra lingua.
Giuseppe Trotta SJ

© FCSF – Popoli