Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
immigrazione
Record trovati: 261
Per la lotta e per la siesta
Lucha y siesta: così è stata chiamata una casa occupata da italiane e immigrate alla periferia di Roma. Nelle immagini di Ilenia Piccioni e Antonio Tiso un’esperienza di aiuto reciproco tra donne in difficoltà, ma molto intraprendenti
(marzo 2011)
Tag: 
Speciale - 150° unità d'Italia : Il mondo in salotto
Per celebrare i 150 anni dell’unità nazionale abbiamo scelto di entrare nelle case di dieci famiglie di «nuovi italiani». Sono tutte residenti in quel Nord-Est che a volte ama mostrare il suo volto più chiuso, ma dove l’integrazione è un percorso silenzioso e quotidiano
Fascicolo: 
marzo 2011
Tag: 
L'Africa che odia i gay
Picchiati, arrestati, uccisi, molti omosessuali sono costretti a nascondersi o a fuggire dai loro Paesi. Da cosa nasce questa omofobia crescente? Popoli lo ha chiesto ad alcuni rifugiati in Italia e a un antropologo che da anni studia un problema che anche la Chiesa inizia a denunciare
Fascicolo: 
marzo 2011
Tag: 
In Libia è «caccia all’africano»
Molti immigrati africani, detenuti nelle carceri libiche, sono stati costretti dal regime a prendere le armi contro i rivoltosi. Così i manifestanti non si fidano più di nessuno straniero e, quando ne vedono uno, lo aggrediscono. Ad andarci di mezzo sono anche famiglie innocenti.
Data: 
23 febbraio 2011
Tag: 
La Cisl: ma lo sciopero non è lo strumento giusto
«Le motivazioni che sono alla base dell’iniziativa del 1° marzo sono ampiamente condivisibili. A nostro parere, però, non è corretto utilizzare l’arma dello sciopero». Lorenzo Todeschini dell’Anolf (l’organizzazione legata alla Cisl che si occupa dell’assistenza e della difesa dei diritti degli immigrati) non vuole prendere le distanze dalla manifestazione ma, come ribadisce da tempo il sindacato confederale, è critico sui metodi.
«Lo sciopero - continua - è un’arma straordinaria in mano ai lavoratori, ma è un’arma di contrapposizione. In questo caso non dobbiamo rompere con nessuno. Dobbiamo, al contrario, creare ponti, perché l’integrazione è un processo di lenta comprensione e accettazione reciproca». Il sindacato, già nel 2010, proponeva al posto dello sciopero, l’organizzazione di una grande manifestazione in cui si facesse risaltare l’importanza crescente dell’immigrazione nella società italiana che è una società sempre più interculturale. «L’immigrato - sottolinea Todeschini - è una risorsa importante non solo per la nostra economia (pensiamo al contributo crescente alla formazione del nostro Pil o alle casse degli istituti previdenziali), ma anche per le nostre comunità. La loro cultura arricchisce anche la nostra, questo è indubbio.

Quindi ogni battaglia per affermare i loro diritti non solo è condivisibile, ma è anche lecita, ma con i mezzi e le modalità corrette». Todeschini guarda con favore a tutte le iniziative di sensibilizzazione: manifestazioni, convegni, presidi, feste, ecc. «Gli strumenti per creare integrazione – conclude – sono molti. E in questo senso noi come sindacato siamo in prima linea. Ormai sono moltissimi i nostri delegati sindacali immigrati nelle fabbriche e nelle aziende. E non rappresentano solo se stessi o gli immigrati come loro, ma tutti i lavoratori».
e.c.
Data: 
22 febbraio 2011
Tag: 
Per chi è fallito il multiculturalismo?
Ha cominciato Angela Merkel tempo fa, ora gli fa eco David Cameron dall’Inghilterra. Nel mezzo ci sono state le rivolte delle banlieau (...)
Data: 
© FCSF – Popoli, 14 febbraio 2011
Tag: 
Immigrati nella «prigione Libia»
Le rivolte in Egitto e in Tunisia, oltre ai morti e ai feriti causati dalla repressione, hanno fatto altre vittime: gli immigrati. Molti africani giunti in Libia non riescono infatti più a lasciare il Paese, dove però continuano a subire vessazioni di ogni tipo. «L’aumento dei controlli da parte delle marine militari nordafricane ed europee - spiega una fonte di Popoli.info che intende rimanere anonima -, negli ultimi due anni, ha di fatto bloccato il flusso di immigrati verso l’Italia. Fino allo scoppio della rivolta al Cairo, molti immigrati giunti in Libia, invece di rimanere nel Paese, si recavano in Egitto e, da qui, in Israele. Oggi le frontiere dell’Egitto sono chiuse. Gli africani non possono tornare ai loro Paesi (da dove sono scappati, spesso a causa di guerre o violazioni di diritti umani), ma non possono più raggiungere né l’Europa né Israele. Si trovano quindi prigionieri della Libia, in una sorta di vicolo senza uscita».

Tripoli non è certo tollerante con gli immigrati che vengono dall’Africa subsahariana. La polizia compie periodicamente retate in cui gli immigrati vengono arrestati e poi condotti in carceri o in campi di detenzione. Qui vivono in condizioni terribili. Picchiati, vessati, derubati, nutriti con poco cibo (e spesso scadente), non godono di alcun diritto. «La legge libica sull’immigrazione - continua la nostra fonte - prevede che l’immigrato sia sottoposto a un processo e davanti al giudice dovrebbe essere difeso da un avvocato. Le autorità però non vogliono correre il rischio che durante il dibattimento gli avvocati sollevino le gravi violazioni che i loro assistiti hanno dovuto subire. Così per evitare le udienze, li rilasciano. Salvo poi riprenderli nelle retate successive e continuare a maltrattarli».

Il silenzio delle cancellerie europee è assordante. In Italia da mesi non si parla più delle condizioni degli immigrati africani in Libia. Nessun passo è stato fatto di recente per migliorare le loro condizioni. Da Roma invece trapela grande preoccupazione per la ripresa degli sbarchi a Lampedusa. La scorsa settimana sono arrivati al Porto vecchio dell’isola quasi 200 persone, questa settimana ne sono arrivate un centinaio. Gran parte di esse sono tunisini fuggiti dagli scontri che hanno infiammato il loro Paese a dicembre e gennaio. Da Lampedusa sono stati portati a Porto Empedocle (Ag). Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha assicurato che, per il momento, non saranno rimpatriati. Per il momento.

Data: 
10 febbraio 2011
Tag: 
Tra retorica pubblica e realtà
Data: 
7 febbraio 2011
Tag: 
Multiculturalismo bocciato (a parole)
Dopo Angela Merkel, anche David Cameron, vuole mettere in soffitta il multiculturalismo, il modello di integrazione con cui la Gran Bretagna ha affrontato in questi anni l'immigrazione. Una bocciatura di cui però non si trova traccia nelle politiche locali. Il commento di Maurizio Ambrosini.

Data: 
7 febbraio 2011
Tag: 
Prato, quando la Cina è vicina
Nella capitale italiana del tessile la presenza di immigrati dal Paese di mezzo risale agli anni Ottanta ed è cresciuta molto negli ultimi dieci anni. Ma, come raccontano alcuni recenti fatti di cronaca, l’integrazione non decolla.
Fascicolo: 
febbraio 2011
Tag: 
<< < | ... | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | ... | > >> Pagina 18 di 27