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Buoni di nome e di fatto

Dopo tutti questi anni di crisi, parlare di finanza creativa o di finanza innovativa richiama alla mente qualcosa a metà strada tra il gioco d’azzardo e la truffa. Eppure la condivisione in rete di idee, spunti e soluzioni può far prendere strade inaspettate anche ai concetti che ci ispirano meno fiducia.

Una prima rete da cui partire è quella creata nel 1971 da Klaus Schwab (nella foto). Il senso della condivisione e dell’impegno comune in questo caso sono nati ancor prima di avere supporti tecnologici. Oggi questa rete, ovvero il World Economic Forum - fondazione senza fini di lucro con sede a Ginevra conosciuta in tutto il mondo per l’organizzazione dell’annuale incontro di Davos - riunisce i maggiori dirigenti politici ed economici internazionali con intellettuali e giornalisti per discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare, anche in materia di salute e di ambiente.

Nel 2012 in seno al Forum è nata una rete nella rete: The Global Shapers. Una comunità pensata per aggregare talenti sotto i 30 anni provenienti dai più diversi ambiti disciplinari. L’attenzione dell’Hub Roma è oggi concentrata sui Sib, Social impact bond, i Buoni a impatto sociale (www.socialimpactbond.it), uno strumento finanziario innovativo attraverso cui enti privati forniscono il capitale iniziale per la gestione di progetti sociali di natura preventiva, come l’educazione sanitaria o il reinserimento dei carcerati recidivi nel tessuto sociale, dietro garanzia da parte di uno o più enti pubblici di elargire, come remunerazione sul capitale investito, parte dei risparmi generati per le casse pubbliche dal successo dei progetti stessi, ad esempio la diminuzione dei malati o dei carcerati.

La remunerazione avviene solo se i programmi raggiungono obiettivi sociali prefissati. Il risultato dell’introduzione dei Sib è che il rischio di fallimento di progetti sociali preventivi è trasferito dal settore pubblico a quello privato. A un circolo vizioso si sostituisce un circolo virtuoso in cui i risparmi generati dai programmi sociali preventivi di successo possono essere reinvestiti nell’espansione di programmi similari, così liberando ulteriori risorse a beneficio della comunità. I primi successi fanno ben sperare.

Antonio Sonzini
antonio@sonzini.it

© FCSF - Popoli, 02/12/2013