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Osservatorio
di Pavia Media Research
Da dimenticate a invisibili: le crisi umanitarie nei Tg

Le crisi umanitarie stanno scomparendo dall’agenda dei telegiornali nella fascia di massimo ascolto. Il 9° Rapporto di Medici senza frontiere (Msf) su Le crisi dimenticate dai media nel 2012, realizzato in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, ha preso in esame la copertura delle crisi umanitarie nei sette notiziari italiani di prima serata (tre pubblici e quattro privati): nel corso del 2012 i notiziari hanno dedicato solo il 4% a contesti di crisi, conflitti, emergenze sanitarie e umanitarie. Si tratta del dato più basso dal 2006 a oggi, da quando Msf ha avviato un monitoraggio dei Tg.

Distribuzione per eventi e/o scenari di crisi umanitarie internazionali. Quando si parla di crisi, in quasi due terzi dei casi ci si riferisce a scenari di guerra e di conflitto (67%). La parte più significativa è occupata da due contesti: la Siria, con il 26% (pari a 506 notizie) e l’Afghanistan con il 15% (a 292 notizie). Segue lo spazio attribuito a singoli eventi critici, seconda voce dell’agenda delle crisi con il 35%, in particolare ai rapimenti e alle proteste. La «notiziabilità» (la visibilità di alcune aree) è collegata a singoli eventi, che vedono il coinvolgimento di cittadini occidentali, italiani nella maggior parte dei casi.

Notizie su epidemie (13, pari allo 0,6%) riguardano in metà dei casi Hiv/Aids, alla malnutrizione sono dedicate 11 notizie, mentre alle calamità naturali sono dedicati 26 servizi (1,3%).

Come nei Rapporti precedenti realizzati dall’Osservatorio di Pavia per Msf, si rileva la visibilità continua di alcune crisi particolarmente gravi (come la Siria), la visibilità «ciclica» di altre (come il Sudan, di cui si è parlato in occasione dell’arresto di George Clooney durante un sit-in di protesta davanti all’ambasciata sudanese negli Usa) alternata a lunghi silenzi; e, infine, l’invisibilità cronica di alcune crisi che non hanno ricevuto, nel 2012, alcuna copertura mediatica (è il caso della Repubblica Centrafricana dov’è in corso una grave crisi sanitaria e umanitaria a seguito della guerra civile). Anche le malattie tropicali neglette, tra cui malattia del sonno, malattia di Chagas o la stessa tubercolosi sono state sostanzialmente ignorate.

Prossimità e decontestualizzazione delle crisi risultano essere due elementi specifici della notiziabilità delle crisi umanitarie internazionali nei Tg italiani. Nel corso del 2012 non è mancata una copertura vasta e appropriata di situazioni di crisi gravi, drammatiche e prossime (come Siria e Medio Oriente). Si è verificata, però, una sottorappresentazione di crisi umanitarie meno eclatanti, ma dalle conseguenze non meno gravi. Quando le crisi umanitarie nel mondo non sono vicine (il caso, nel 2012, della Nigeria), lo diventano perché vi sono coinvolti nostri connazionali. Per questo si può parlare di decontestualizzazione: l’area o il Paese in cui è in corso una crisi umanitaria non sono raccontati in ragione di quella crisi, ma per eventi relativi a vicende che toccano da vicino l’Italia. Così si parla di Mali quando viene liberata la cooperante Rossella Urru, o di Nigeria, di cui si è ampiamente parlato in occasione dell’uccisione di un ostaggio italiano, Franco Lamolinara.

I Tg nel 2012 si sono sempre più dedicati alla crisi economica in Italia e in Europa e di conseguenza alla politica, tanto da ridimensionare anche le soft news (curiosità, gossip, costume). Tuttavia, la pagina di «Curiosità e costume», pur in diminuzione, occupa il 6% del totale.

Qualche confronto. Se le «crisi umanitarie» trovano sempre meno spazio, la «fine del mondo» profetizzata dai maya ha invece conquistato 30 notizie. La classica «emergenza freddo», con l’arrivo dei malanni di stagione, 39 notizie. Ancor più grande l’attenzione al mondo animale: 70 notizie in un anno di informazione serale, con racconti di formichieri rimasti orfani e di gatti obesi abbandonati dai padroni.

Come ha scritto José Saramago nel romanzo Cecità: «Perché siamo diventati ciechi, Non lo so, forse un giorno si arriverà a conoscerne la ragione, Vuoi che ti dica cosa penso, Parla, Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono».

Paola Barretta
Osservatorio di Pavia

 

© FCSF - Popoli, 1 ottobre 2013