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Carta canta
L'«altro» nei periodici italiani
I periodici e la visione stereotipata dell’altro
Dedichiamo questo ultimo numero di Carta canta a un sintetico sguardo retrospettivo sugli otto settimanali a grande tiratura che abbiamo analizzato nel corso del 2014 e alla formulazione di alcune brevi osservazioni d’insieme.

Nel grafico qui sotto riportiamo la media delle pagine totali di ogni periodico, la media delle pagine dedicate a notizie dal mondo e il dato sull’incidenza percentuale media di queste ultime sulle pagine totali. Se consideriamo il dato percentuale medio - compreso tra il 5% di Vanity Fair e il 37% di Sette - constatiamo che i periodici con un contenuto fino al 20% di «esteri» sono settimanali rivolti prevalentemente a un pubblico femminile, caratterizzati da un maggior contenuto pubblicitario e da un maggior numero complessivo di pagine dedicate a moda, arredamento, cucina, segnalazioni cinematografiche o letterarie. "Pratiche" di un nostro agire quotidiano che, dalle poche pagine dedicate indistintamente da tutti i settimanali analizzati, non sembrano in grado di incorporare elementi di altre culture.




Se le rubriche di costume di tutte le riviste recano labili tracce dell’«altro», va detto anche che tutti i periodici dedicano almeno un buon servizio (reportage, primo piano, approfondimento, ecc.), spesso con foto di qualità e una buona contestualizzazione, all’analisi di fenomeni economici, culturali, antropologici su scala globale. I settimanali con più del 20% di pagine dedicate agli esteri riservano inoltre a notizie di attualità, con un taglio più rapido e divulgativo e con una notiziabilità spesso legata al sensazionale, delle rubriche fisse (ad esempio Latinos, MediOrienti, AfrAsia su Sette; Mondo su l'Espresso; Esteri su Il Venerdì).

Tra le molte altre osservazioni possibili sui criteri di notiziabilità (quali e quante notizie dal mondo assurgono a dignità di pubblicazione?) e sulle diverse forme di trattamento giornalistico, ci sembra interessante rilevare la frequente adozione di forme stereotipate implicite di comunicazione.
Oltre a servizi che cercano di rendere in modo corretto luci e ombre del contesto descritto e di dar voce ai protagonisti degli eventi narrati, sono infatti ricorrenti articoli portatori di cliché, riconducibili per lo più a tre categorie:

1) l’altro visto come «carente» di qualcosa:
troviamo qui l’atteggiamento del solidarismo paternalistico, ma anche l’ideologia di uno sviluppo economico e culturale che non può che seguire i nostri modelli;

2) l’altro visto come «eccedente» di qualcosa:
in questa categoria si ritrovano le trattazioni che implicano una persistenza nelle culture lontane di qualcosa di positivo e perso dall’Occidente (lo zen, la medicina ayurvedica, ecc.);

3) l’altro «nemico»:
visione di cui sono portatori tutti gli allarmismi sulle invasioni migratorie (umane e/o virali) presenti e future.




Elvio Schiocchet


 
© FCSF - Popoli, novembre 2014