Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Jrs
Jesuit Refugee Service
Il mare canta

Per lanciare un nuovo progetto interculturale, studenti italiani, immigrati stranieri e rifugiati sono stati protagonisti di un singolare incontro-concerto.

 

«L’Italia non può sorgere a nuova vita se non cerca i semi in se stessa»: questa tipica frase risorgimentale, scritta a lettere d’oro sopra il palco dell’aula magna dell’Istituto professionale Carlo Cattaneo di Roma, dava una singolare chiave di lettura per l’evento di lancio, il 25 gennaio scorso, del progetto Te.L.A.I. (Testimonianze, Lingua, Accoglienza, Intercultura). Di solito i convegni per la presentazione di progetti sono ricchi di verbose spiegazioni. L’incontro-concerto Ha-Yam Shar - Il mare canta, con pochissime parole parlate e molto spazio lasciato a canti e melodie di popoli migranti, è stato una efficacissima eccezione.

Intanto il pubblico. In massima parte studenti, ma non studenti qualsiasi. Molti ragazzi rifugiati, che anni fa erano ospiti dei centri di accoglienza e oggi studiano nell’istituto professionale, chi con più scioltezza, chi con più fatica. Poi una bella porzione di facce nuove: sono quelli che oggi frequentano i corsi di lingua italiana del Centro Astalli, i nuovi arrivati. Se possibile, ancora più entusiasti di annusare l’aria di una «scuola vera». E infine noi, gli italiani. Quelli che, nonostante le delusioni e frustrazioni quotidiane, continuiamo a credere che valga la pena di portare un contributo perché qualcosa cambi. Se non oggi, domani. Al di là delle apparenze, noi siamo dalla parte dei vincitori, perché non facciamo altro che assecondare l’inevitabile corso della storia. Il futuro dell’Italia ha gli occhi dei ragazzi in sala, italiani e stranieri seduti accanto.

La cantante Evelina Meghnagi ha proposto canti del popolo ebraico, in esilio «per definizione», capaci di esprimere uno stupefacente equilibrio tra disperazione e allegria, in un’altalena continua tra lingue diverse: dal ladino all’arabo, dallo yiddish all’ebraico. In sala gli studenti afghani, turchi, iraniani, camerunensi, palestinesi, egiziani, ivoriani e romani di Roma sono riusciti, in quel mosaico di melodie, a sentire vibrare ciascuno qualcosa di suo. Chi una parola, chi una modulazione della voce, chi un modo di pizzicare il contrabbasso o semplicemente il ritmo che improvvisamente cresceva, strappando battiti di mani. Un esperimento temporaneo di quella sintonia tra le persone che il progetto si propone di costruire e consolidare nel corso del prossimo anno.


Fondazione Astalli

La foto (Jrs/F. Callipari) non si riferisce ai soggetti descritti nell'articolo

IL PROGETTO TE.L.A.I.
Il Centro Astalli partecipa al progetto Te.L.A.I., in partenariato con l’Ipsia (Istituto professionale) «Carlo Cattaneo», il Cnos-Fap (l’associazione dei salesiani che promuove la formazione e l’aggiornamento professionale) del Lazio, il Borgo Ragazzi Don Bosco e l’Associazione Senzaconfine. Te.L.A.I. prevede la combinazione di percorsi di educazione interculturale per tutti gli studenti e di interventi specifici per alunni migranti ed è composto da tre azioni. La prima propone attività di educazione interculturale, la seconda si concentra sull’apprendimento della lingua italiana e la terza agisce nell’ambito della mediazione linguistico culturale.
L’adesione degli alunni ai percorsi è stata volontaria. Nell’ambito della prima azione si sono costituiti otto gruppi di lavoro sul tema delle migrazioni, dell’asilo e dell’identità religiosa. La metodologia si basa sull’esperienza diretta: tutti gli studenti hanno avuto modo di incontrare faccia a faccia un rifugiato, che ha raccontato loro la propria storia e alcuni testimoni di diverse fedi religiose. Nelle classi dove erano presenti alunni rifugiati, la risposta è stata ancora più positiva: gli incontri sono stati non solo uno strumento di conoscenza, ma anche un’occasione di confronto costruttivo e paritario con i compagni italiani.

© FCSF - Popoli, 1 aprile 2012