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L’arte della mediazione

In un periodo di forti tensioni sociali, la mediazione comunitaria può essere uno strumento chiave per favorire partecipazione e democrazia. L’esperienza di un'associazione dei gesuiti che, a Genova, lavora con le persone senza dimora.

La complessità sempre maggiore delle nostre società, unita a un crescente impoverimento e alla mancanza di un welfare efficiente, creano molte occasioni di tensione. Inoltre i cambiamenti politici, economici e culturali degli ultimi decenni hanno provocato scenari di frammentazione e vulnerabilità sociale che richiederebbero risposte nuove e urgenti, che la politica sembra incapace di offrire. Quello che si sviluppa è il diffondersi di una protesta immediata e piuttosto superficiale, incapace di agire sulla radice dei problemi.  

In questo scenario, i metodi di risoluzione partecipativa dei conflitti sono uno strumento significativo per la trasformazione delle tensioni che nascono dalle relazioni sociali e nella gestione «in positivo» delle differenze culturali.
In quest’ottica, la mediazione comu­nitaria va intesa come un programma sociale che favorisce la creazione di spazi «organizzati», dove la comunità può stabilire un dialogo costruttivo per superare i problemi quotidiani. Uno spazio dove immaginare nuovi sensi e tracciare nuovi percorsi verso una partecipazione, per tutti, inclusiva e innovativa.

Definiamo la mediazione comuni­taria come «l’arte di promuovere la gestione e la risoluzione pacifica dei conflitti che si manifestano in una comunità». Nella pratica un «soggetto terzo», imparziale e formato, facilita lo scambio di idee, informazioni, sentimenti e bisogni tra coloro che vivono una situazione conflittuale, aiutando a generare, in maniera collaborativa, proposte di soluzione ai problemi. Si tratta di un invito alla partecipazione responsabile e di un autentico contributo alla pace sociale. La mediazione pone al servizio delle persone affinché queste possano esercitare un’autocomposizione responsabile, cooperativa e solidale dei loro conflitti attraverso la partecipazione attiva e l’autogestione.

Abbiamo appreso questo metodo dal lavoro quotidiano con la gente di strada (può sorprendere, ma è così: sono i senza dimora ad averci insegnato l’importanza della partecipazione attiva!) e dalla frequentazione delle scuole sudamericane (in particolare messicane), più avanti di noi nel settore. Così, da ormai molto tempo, l’associazione San Marcellino, insieme al Dipartimento di Lingue e Culture moderne del’Università di Genova, promuove la mediazione comunitaria. Abbiamo realizzato negli anni quattro seminari internazionali, numerosi corsi di formazione per la Polizia municipale di Genova, corsi per operatori sociali, stampato varie pubblicazioni. Ultimamente abbiamo attivato un progetto di partecipazione in varie tappe in quattro quartieri della città, per attivare nei territori gruppi significativi, sensibilizzarli alla mediazione comunitaria, successivamente sviluppare  - in partnership con la Fondazione per la Cultura di Palazzo Ducale - un progetto culturale sulla città a partire dalle dinamiche proprie della mediazione.

L’intento è di offrire ai cittadini coinvolti la possibilità di esprimere e identificare in modo condiviso tematiche legate all’idea di città e alla loro visione della vita genovese che hanno, poi, discusso e approfondito in appositi incontri programmati all’interno del Palazzo Ducale nell’estate e nell’autunno 2013. Intanto prosegue lo studio sul campo delle criticità relative alla comunicazione e delle buone pratiche in ambiti potenzialmente multilinguistici e multiculturali (educativo, socio-sanitario, giuridico).

Francesco Cambiaso SJ
Associazione San Marcellino (Genova)


IL CONGRESSO MONDIALE
Le esperienze e i progetti sul tema della mediazione comunitaria culmineranno, dal 22 al 27 settembre 2014, nel X Congresso mondiale di Mediazione che si terrà per la prima volta in Europa, a Genova. Da febbraio su www.congresodemediacion.com. La cronologia del lavoro genovese in mediazione comunitaria si può seguire alla pagina web www.iberistica.unige.it

© FCSF - Popoli, 1 gennaio 2014