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Piantare la pace

Si può nascere e vivere in un’azienda agricola vicino a Betlemme, in Palestina, fra ettari di ulivi e viti accerchiate da soldati con il mitra spianato, passare intere giornate nei tribunali a litigare e sventolare certificati di proprietà per difendersi dall’esproprio dello Stato israeliano e continuare, nonostante tutto, a credere nella solidarietà, costruendo ponti tra le persone e le persone e la terra, accogliendo giovani da ogni parte del mondo e «rinunciando a essere nemici»? Daoud Nassar, cristiano palestinese, continua a credere di sì.

Fondatore dell’associazione «Tenda delle nazioni» (www.tentofnations.org), presso l’azienda agricola di famiglia a una decina di chilometri dal villaggio di Nahalin (sud-ovest di Betlemme), Daoud promuove da anni campi di lavoro per giovani da marzo a ottobre, per piantare alberi o raccogliere mandorle e olive. La sua azienda, dal 1916 è passata da una generazione all’altra nella famiglia, resistendo alle dominazioni ottomana, britannica e giordana. Dal 1991 il governo israeliano ha deciso di promuovere insediamenti di coloni attorno alla fattoria, che ora è pressoché accerchiata. Interrotta la strada per accedervi, a colpi di carte bollate (e non solo, purtroppo), nel 2001 è iniziata la battaglia giudiziaria per dichiarare la terra «di proprietà del governo israeliano», nonostante le certificazioni originali riconoscessero l’acquisto della zona da parte dei nonni di Daoud. Nel maggio scorso, poi, l’ultima terribile intimidazione: 400 alberi di albicocche abbattuti da parte dell’esercito. Eppure questa storia di odio e lacrime insegna che si può sempre scegliere di essere liberi.

Racconta Maria Di Pietro, referente genovese dell’associazione Assopace: «La prima cosa che colpisce alla Tenda delle nazioni è l'accoglienza delle famiglie palestinesi. Quando arrivi alla fattoria, Daoud ti viene incontro e ti ringrazia della visita, a lui non importa se sei ebreo o musulmano o cristiano. Lui è interessato a entrare in relazione con te e raccontarti la storia della sua famiglia e della sua azienda. Dopo la visita ti invita a cena e se vuoi dormire ti offre una grotta sotto terra adibita a stanza dove pernottano i visitatori, proprio come facevano i suoi nonni appena arrivati lì. Quando l’ho incontrato la scorsa estate mi ha mostrato ulivi, mandorli, albicocchi, meli, fichi e le viti e mi ha annunciato che avrebbero piantato altri mille alberi». Perché così tanti? «Gli alberi proteggono il terreno, rendono la terra verde e produttiva, e per Daoud piantare alberi in un territorio occupato dai militari è una forma di resistenza». Di fronte a chi vuole cancellare con la forza sia il presente sia il passato, piantare un albero crea il futuro, dato che ogni albero impiega anni per crescere. Maria spiega anche che la «Tenda delle nazioni» ostacola i progetti di colonizzazione per due motivi: circondata dagli insediamenti israeliani, impedisce alle colonie di espandersi; promuovendo progetti ambientali e relazioni umane crea ponti tra persone di diverse nazionalità e religioni motivate nella difesa dei diritti umani.

Colpisce la forma di resistenza scelta da Daoud, il «voler rinunciare a essere nemici». Questa frase al primo impatto sembra una violenza contro di sé, ma in realtà significa lavorare su se stessi, compiere un percorso interiore, capire le fragilità profonde che abbiamo per aprirci a soluzioni originali e creative. «Dall’incontro con Daoud ho capito che il coraggio è più forte della violenza - dice Maria -. Il coraggio vince sulla violenza. La violenza acceca l’uomo, il coraggio lo rende libero».


Elisa Costanzo

 

HIP HOP CONTRO IL MURO
Assopace Palestina, associazione impegnata per una soluzione nonviolenta del conflitto israelo-palestinese, ha lanciato il progetto «Hip Hop smash the wall» che vuole portare esponenti italiani dell'hip hop nei Territori per conoscere e confrontarsi con artisti palestinesi. Rappers, street artists, beatmakers danno voce alla quotidianità di tanti giovani che vivono la violenza del muro, e ne interpretano le aspirazioni profonde. Per info: www.assopacepalestina.org

© FCSF - Popoli, 1 ottobre 2014