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Se questo allora quello

C’è uno strumento in rete che trasforma in benefici le funzionalità di vari servizi. Attiva relazioni, aiuta a organizzare, raccoglie, distribuisce. Si connette con tutto. E cresce.

 

Ci sono cose che hanno nomi strani, ma possono diventare compagni di vita. È il caso di uno strumento decisamente interessante, che promette di mettere internet maggiormente al servizio dell’utente. Certo, resta da capire come si pronuncia, ma intanto funziona, anche se si chiama Ifttt (www.ifttt.com).

Ifttt sta per If This Then That, cioè «Se questo allora quello». Classificato come uno strumento di produttività, è invero un piacevole «telecomando del connettibile», disponibile su web e in formato di applicativo mobile (su smartphone).
Prima di spiegare come funziona decodificando il linguaggio che usa, perché - come ogni strumento - ha un suo particolare modo di chiamare le cose, è utile capire che cosa fa.

Un utente Flickr, il social newtork delle foto, può istruire Ifttt impostando un comando per cui, ogni volta che carica una foto sul proprio profilo, Ifttt la mette automaticamente in Google Drive, cioè in un ambiente di archiviazione accessibile via web tramite qualsiasi dispositivo o computer. Può fare la stessa cosa anche nei casi in cui l’utente carichi una foto su Facebook, Twitter o nel proprio blog, ospitato per esempio sulla piattaforma di blogging Tumblr, peraltro con diverse destinazioni possibili rispetto a Google Drive. Pubblica su Facebook? Può decidere che Ifttt aggiorni automaticamente Twitter o Picasa; cattura una foto con l’iPhone e archivia in iOs Photos? Ifttt la ripone in una cartella di Dropbox o SkyDrive.

C’è un noto film in cui un personaggio irrompe in scena in un momento chiave presentandosi a una porta sul retro e dicendo solo il suo nome, accompagnato da una sorta di motto: «Risolvo problemi». Ecco: è più o meno quello che fa Ifttt. Anzi, fa di più: moltiplica il messaggio, ordina la produzione e la raccolta di informazioni, status, like, contenuti. Aiuta a condividere, ma anche a salvare, preservare, in qualche modo creare un racconto unitario, magari facendo confluire ogni attività connettibile in un unico grande «contenitore», privato, semi-pubblico o pubblico che sia. Se si pensa che è possibile anche impostare il salvataggio automatico di tutti i contatti registrati nella propria rubrica iPhone in, per esempio, Google Drive, ecco che l’utilità diventa servizio oltre che gioco di socializzazione e comunicazione.

E non è finita. C’è un mondo oltre il digitale, ed è quello del connettibile. C’è chi parla di «internet delle cose», e va bene, l’importante è capire come si mette al nostro servizio. Ecco alcuni esempi già attivi, pronti, con Ifttt. Un padre può impostare un allerta in caso il figlio rientri dopo l’orario del «coprifuoco»: riceverà una chiamata utilizzando gli applicativi SmartThings Mobile e Call my Phone, che naturalmente sono attivati come da istruzioni impostate grazie a Ifttt. Chi soffre di alterazioni della pressione può utilizzare l’applicazione Whitings e un dispositivo collegabile all’iPhone per misurare con precisione la pressione e il battito cardiaco, automatizzando la spedizione di una email al proprio medico e/o l’attivazione di una chiamata vocale a un preciso destinatario in caso di superamento di determinati livelli. In tema di amenità, c’è invece il caso in cui, se piove, l’utente può fare in modo che cambi automaticamente il colore della luce in casa, utilizzando Weather e Philips hue.

Si diceva del linguaggio che Ifttt usa per raccontare come funziona. Bene, al momento Ifttt ha 71 «canali» tra cui l’utente può scegliere quelli che gli servono o piacciono. Un canale è un qualsiasi servizio che può essere messo dall’una o dall’altra parte del nesso causa-effetto. Poi ci sono le «ricette», ovvero come «cucinare» i canali. Le ricette possono essere create dall’utente oppure scelte tra le molteplici disponibili, create da altri utenti. Una ricetta tipica, di base è «If questo tipo di canale/servizio, then quest’altro” ovvero in pratica «se pubblico un tweet, allora postalo automaticamente su Facebook. Inoltre, Ifttt parla di trigger (innesco), quando si costruisce una ricetta personale, cioè una combinazione di un innesco e una azione tra i canali attivati. Un esempio è: quando si viene taggati in una foto su Facebook, la foto viene scaricata in una cartella del proprio Dropbox.

A proposito, come si pronuncia questo strumento che collega servizi, applicazioni e account e che cuce servizi che altrimenti non comunicherebbero tra loro? Ift, come se si dicesse gift, la parola inglese che significa «regalo», ma senza pronunciare la «g» dura. 

Giovanni Vannini
@giovvan

© FCSF - Popoli, 01/11/2013