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Strada facendo

È lungo l’elenco dei giovani che hanno partecipato agli itinerari AMO nelle terre bibliche tornando a casa con occhi nuovi e uno slancio che li ha spinti a ripartire. La storia di Giulia Cappellari, 23enne vicentina innamorata dell’islam, è nata alla rovescia: non dall’Italia alla Siria, ma dalla Siria ad AMO. Attraverso una laurea in Lingua araba conseguita a Venezia, con una tesi sulla comunità Al Khalil di Deir Mar Musa (nella foto, Giulia nel monastero siriano).

Come è nato il tuo interesse per il mondo arabo?
Ho sempre amato studiare lingue straniere, fin dal liceo, per conoscere altre culture e stili di vita, stimolando continuamente la mia curiosità verso il mondo e verso l’altro. All’università ho scelto di approfondire arabo e russo, le «lingue del futuro». L’amore per la lingua e la cultura araba non è nato subito, ma strada facendo. Esame dopo esame, ho capito come è nato l’islam, come si sia poi trasformato nel credo di grandi imperi e sia stato «manipolato» per diventare ridicolo estremismo. I viaggi in Siria e Libano, poi, mi hanno permesso di vedere nel concreto la realtà che studiavo sui libri e questo mi ha fatto «innamorare» ancora di più dell’islam.

Qual è stato il tuo primo impatto in quelle terre?
Sono stata in Siria per quasi tre mesi nell’estate 2009 e per due mesi nell’estate 2010, soggiornando presso una famiglia cristiana di Damasco. Nati come viaggi di studio della lingua araba, questi momenti si sono poi trasformati in un percorso di crescita personale e spirituale. Sono andata per la prima volta a Mar Musa nell’agosto 2009 perché ne sentivo parlare con grande entusiasmo dagli altri studenti italiani a Damasco. L’esperienza del silenzio e dell’aridità del deserto siriano mi ha fatto capire che solo la fede è la mia forza, il mio punto di riferimento nella vita.

Perché hai deciso di fare una tesi di laurea proprio su Deir Mar Musa?
Al centro della tesi, più che il monastero in senso materiale, c’è il messaggio promosso da padre Paolo dall’Oglio e dalla comunità Al-Khalil, basato sui principi dell’«inculturazione» e della «sostituzione». L’uomo «inculturato» dedica tutta la vita a cercare un giusto compromesso fra la rinuncia alla propria identità e l’incontro con l’altro, mentre abdal, letteralmente «i sostituti», indica i musulmani particolarmente pii che dedicano la propria vita all’amore disinteressato per il prossimo.
Per padre Dall’Oglio «la scuola dell’amore disinteressato» non è prerogativa di una religione, ma è la base comune di ogni credo, poiché parte dal sentimento «umano» della compassione. È un messaggio che riscopre e valorizza ciò che ci caratterizza come «uomini»: l’avere compassione per i nostri simili. Dare un valore «teologico» a questa nostra natura mi sembra un argomento degno per una tesi.

Hai in programma altri viaggi in Medio Oriente?
Sì, ma non so ancora quando e dove. La priorità adesso è finire gli studi. Tutti i Paesi del Medio Oriente mi attirano, primo fra tutti la Palestina, ma anche Iran e Iraq.

Cosa ha lasciato finora dentro di te quest’esperienza?
Mar Musa e la spiritualità che permea la vita dei musulmani mi hanno fatto capire che Dio ha un progetto per ognuno di noi e che ci chiama continuamente alla sua realizzazione. Egli mette sulla nostra strada le persone giuste e le occasioni giuste quando siamo maturi per affrontarle. Ho imparato quindi a chiedermi come mi sto comportando rispetto a Dio: se lo sto ascoltando oppure se mi sto chiudendo in me stessa.


Elisa Costanzo

 

© FCSF - Popoli, 1 maggio 2012
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