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Da Mare nostrum a Frontex Plus: l'allarme delle associazioni
29/08/2014
Ci sono ancora molte incognite sui dettagli del passaggio dall'operazione Mare nostrum a Frontex Plus, annunciato all'indomani dell'incontro tra il nostro ministro degli Interni Angelino Alfano e la Commissaria UE Cecilia Malmström. Ma con il passare delle ore aumentano lo scetticismo e la preoccupazione delle associazioni italiane che si occupano in modo più diretto dei migranti in arrivo dalla sponda Sud del Mediterraneo. 

Dopo alcuni primi commenti cauti o addirittura positivi («Un passo in avanti verso una europeizzazione delle responsabilità di soccorso dei migranti», ha dichiarato per esempio il portavoce dell'ong Terre des Hommes), tra ieri e oggi si sono levati non pochi allarmi, anche in ambito cattolico. 

Se il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Giancarlo Perego - secondo quanto riferisce l'agenzia Redattore Sociale - esprime perplessità sulla non assicurazione della continuazione degli obiettivi di Mare nostrum da parte del commissario europeo Malmström e ricorda la necessità urgente per il nostro Paese di dotarsi di un piano organico e strutturale di prima e seconda accoglienza, ancora più netto è il giudizio del Centro Astalli, associazione dei gesuiti italiani che si occupa di rifugiati e richiedenti asilo.

In un comunicato diffuso oggi, dal titolo «Una sconfitta per il diritto di asilo», il Centro Astalli ricorda che «insieme all’Unhcr e ai principali enti di tutela, nelle ultime settimane abbiamo più volte auspicato che l'operazione Mare Nostrum divenisse un'operazione europea per consentire un intervento più efficace di salvataggio dei migranti forzati. Purtroppo al momento l'unico elemento di certezza che si evince a conclusione del vertice europeo è che “Frontex Plus” è solo una mera possibilità  la cui realizzazione dipenderà molto dall’impegno e dalla volontà dei singoli Stati europei».
 
Ma c'è di più e di peggio: «L’azione di soccorso di Frontex Plus - prosegue il comunicato - si limiterebbe a interventi di pattugliamento e soccorso all’interno delle acque territoriali europee (fino a 12 miglia dalla costa), non spingendosi più nelle acque internazionali, come ha fatto Mare Nostrum, operando fino a 170 miglia dalle coste italiane. Viene di fatto cancellata la vera portata di novità rappresentata in questi mesi dall'operazione Mare Nostrum, grazie alla quale migliaia di persone sono state tratte in salvo ed è stato possibile garantire l’esercizio del diritto d’asilo a uomini e donne in fuga da guerre e persecuzioni altrimenti destinati a morire nel Mediterraneo».

A rafforzare l'allarme lanciato dal Centro Astalli arriva anche un tweet del suo direttore, il gesuita Giovanni La Manna, inviato poche ore fa: «La povertà culturale e umana dell'Europa, lo smarrimento in cui versa, si evince dalla mancanza di giustizia che rappresenta Frontex Plus».

Sulla stessa linea anche il parere dell'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione), che nel titolo del proprio comunicato stampa definisce la decisione «un arretramento politico ed etico inaccettabile per la coscienza democratica europea». 

Dopo avere illustrato gli stessi punti critici già sottolineati dal Centro Astalli, l'Asgi attacca anche chi ha cercato di strumentalizzare la vicenda di Mare nostrum: «Va evidenziato come proprio nei giorni precedenti il vertice si sono intensificati gli attacchi a Mare Nostrum, accusato addirittura di avere aumentato il numero di morti in mare in quanto le organizzazioni dei trafficanti avrebbero fatto partire imbarcazioni in condizioni ancora più precarie in ragione della maggiore vicinanza degli interventi di soccorso. Si tratta di una ipotesi alquanto azzardata, tutta da dimostrare, e che ha finito per spostare l’attenzione dalle ragioni di fondo che hanno prodotto l’intensificarsi delle partenze, ovvero il precipitare delle crisi umanitarie in Siria e in diverse aree del continente africano, nonché al processo di disgregazione della Libia».

Stefano Femminis
© FCSF – Popoli