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Addio a Mare Nostrum, vince l'indifferenza
31/10/2014
Con l’operazione Mare Nostrum, varata dal governo Letta dopo la tragedia dell’ottobre 2013 a Lampedusa, il nostro Paese aveva dato un segnale di impegno umanitario senza precedenti nei confronti dei profughi del Mediterraneo. Oltre 100mila persone sono state tratte in salvo dalla Marina italiana nel 2014.

Ma sia sa: tutte le cose belle, o almeno lodevoli,  prima o poi finiscono. A distanza di un anno, è cambiato il clima politico. La commozione per le vittime delle traversate si è dissolta, le parole di papa Francesco («No alla globalizzazione dell’indifferenza») sono state archiviate, mentre le polemiche sui costi dell’operazione hanno preso vigore e le manifestazioni ostili hanno riempito le piazze. Contro i rifugiati è stato agitato lo spettro di Ebola (non un solo contagiato individuato), sono state diffuse cifre false sugli aiuti che ricevono (in realtà, 2,5 euro al giorno), è stata rilanciata l’accusa di immigrazione clandestina (mentre più del 70% proviene da Paesi in guerra: Siria, Eritrea, Somalia). Mare Nostrum è stato accusato di incentivare le partenze e quindi anche le tragedie, quando in realtà è stato lanciato dopo i naufragi del 2013, non prima. Non ha giovato la polemica governativa contro l’Europa indifferente: in realtà impegnata molto più dell’Italia nella fase successiva al soccorso in mare, quella dell’accoglienza. 

Così, a distanza di un anno chiude Mare Nostrum e nasce Triton: un’operazione molto più modesta, con una limitata partecipazione di altri Paesi europei. Il pattugliamento si fermerà a 30 miglia marine dalle nostre coste invece di spingersi in mare aperto e rafforzerà, almeno negli intenti, l’obiettivo della lotta al traffico di esseri umani: l’etichetta con cui si criminalizzano i viaggi della speranza.

Deve essere chiaro però che ogni miglio marino in meno rischia di tradursi in un numero imprecisato di vite perdute in più, che ogni euro risparmiato sul bilancio italiano peserà sul  bilancio morale delle tragedie del Mediterraneo. Se i richiedenti asilo non partiranno via mare, non vivranno per questo più sicuri: saranno piuttosto alla mercé dei loro persecutori, ma lontano dai nostri occhi e dalle nostre telecamere. Forse è proprio quello che volevamo. 

Maurizio Ambrosini
foto di Romina Vinci
© FCSF – Popoli